Anti-okupas in Portogallo: tra giustizia fai-da-te e infiltrazioni estremiste

Negli ultimi anni, il Portogallo ha assistito a un aumento significativo delle occupazioni abusive di abitazioni, un fenomeno che preoccupa soprattutto i piccoli proprietari. In questo contesto, sono apparsi anche nel Paese i cosiddetti movimenti anti-okupas, gruppi organizzati con l’obiettivo dichiarato di restituire le case ai legittimi proprietari. Un modello già ampiamente diffuso in Spagna, dove da tempo queste realtà operano ai margini della legalità.
L’arrivo di questi gruppi in Portogallo ha sollevato un acceso dibattito. Da un lato, molti cittadini si dicono favorevoli a un intervento rapido contro le occupazioni illegali; dall’altro, le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine avvertono dei rischi legati a forme di giustizia privata. Al momento, le istituzioni stanno cercando di identificare le persone coinvolte in queste reti e di valutarne la legalità.
Ma cosa sono esattamente i movimenti anti-okupas?
Nati in Spagna, questi gruppi si occupano di “liberare” immobili occupati senza passare per vie legali. Alcuni affermano di aver già recuperato più di 4.000 abitazioni. Le loro modalità variano: c’è chi agisce con discrezione e chi non esita a usare intimidazioni o pressioni fisiche. I costi del servizio sono elevati: si parla di cifre superiori ai 3.000 euro, anche se alcuni gruppi dichiarano di chiedere soltanto il rimborso delle spese sostenute.
La situazione in Portogallo
Negli ultimi mesi si è registrata una presenza crescente di case occupate illegalmente in diverse aree del Portogallo, dalle periferie urbane alle zone rurali. Il fenomeno, già noto in altri Paesi europei, ha iniziato a farsi sentire anche a Lisbona, Porto e in località turistiche, dove immobili vuoti vengono presi di mira da gruppi o singoli in cerca di alloggio.
In risposta a questa situazione, sono apparsi i primi gruppi anti-okupas anche in Portogallo. Alcuni sono nati localmente, mentre altri hanno legami diretti con organizzazioni spagnole attive da anni. I membri si presentano come “recuperatori” di immobili, offrendo ai proprietari un servizio per liberare le abitazioni occupate. Tuttavia, spesso agiscono senza autorizzazione giudiziaria, muovendosi in una zona grigia tra legalità e abuso.
Rischi e controversie
L’attività di questi gruppi solleva serie preoccupazioni legali e morali. In molti casi si fa uso della forza, con il rischio di episodi di giustizia privata. Sebbene alcuni operatori dichiarino di agire in modo pacifico, la realtà è spesso diversa.
Le autorità hanno identificato membri legati al gruppo ultranazionalista e neonazista “1143”, suscitando allarme sociale. Nei gruppi anti-okupas operano anche ex-poliziotti, ex-militari e guardie private, talvolta senza licenza. Questo alimenta dubbi sulla sicurezza pubblica.
Anche i proprietari degli immobili rischiano conseguenze: chi si affida a questi gruppi e agisce fuori dai canali legali può commettere reati e finire sotto inchiesta penale.
Il vuoto normativo in Portogallo
Il fenomeno è aggravato da un evidente vuoto normativo. Le forze dell’ordine non possono intervenire senza una ordinanza del tribunale, rendendo i tempi di recupero degli immobili lunghi e complessi.
Allo stesso tempo, il proprietario non può agire da solo, altrimenti rischia di incorrere in reati penali come la violazione di domicilio o la coercizione. Anche chi ha diritto alla casa si trova così spesso bloccato dalla burocrazia.
Infine, manca trasparenza sui dati: né la PSP né la GNR forniscono numeri chiari su quante siano le case occupate o i procedimenti in corso. Questa incertezza apre la porta alla diffusione di soluzioni extralegali.
Il modello spagnolo a confronto
In Spagna, i gruppi anti-okupas sono attivi da diversi anni e operano in una zona grigia della legalità. Hanno dichiarato di aver recuperato migliaia di abitazioni, spesso agendo con metodi discutibili o al limite della legge. Questo fenomeno ha avuto una forte copertura mediatica, contribuendo a una crescente polarizzazione dell’opinione pubblica: da un lato chi li considera eroi della proprietà privata, dall’altro chi li accusa di giustizia sommaria.
Indagini e reazioni ufficiali
In Portogallo, il Ministero Pubblico ha già avviato un’inchiesta per identificare le persone e le società coinvolte in queste operazioni. L’obiettivo è stabilire se vi siano responsabilità penali nei loro interventi e verificare eventuali legami con gruppi estremisti.
Le forze di polizia, come la PSP, hanno dichiarato pubblicamente di non aver ricevuto alcuna registrazione ufficiale da parte di questi gruppi, smentendo chi afferma di agire “in collaborazione” con le autorità.
Tutto ciò contribuisce a un clima di incertezza giuridica: non è ancora chiaro come la legge debba trattare questi interventi non autorizzati, né quali siano i confini legali entro cui possano operare.