Ebrei in Portogallo: storia, persecuzioni e rinascita

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Gli ebrei hanno svolto un ruolo significativo nella storia del Portogallo, lasciando un’impronta indelebile nel tessuto culturale, economico e sociale del Paese. Dalla loro presenza risalente all’epoca romana fino al riconoscimento dei loro diritti nella modernità, il percorso della comunità ebraica portoghese è stato segnato da periodi di fioritura e tragici episodi di persecuzione.

L’Età d’oro e le prime persecuzioni

Durante il Medioevo, gli ebrei in Portogallo vivevano un’età d’oro. Erano apprezzati come scienziati, medici, matematici, mercanti e traduttori, contribuendo al prestigio culturale del Regno. La comunità ebraica era particolarmente fiorente nei centri urbani come Lisbona, Porto, Évora e Coimbra, dove esistevano quartieri ebraici (juderias) e sinagoghe attive.

Tuttavia, la situazione mutò drasticamente nel 1496, quando il re Manuele I, sotto pressione dai monarchi cattolici spagnoli, emise l’Editto di Espulsione. Gli ebrei furono obbligati a convertirsi al cristianesimo o a lasciare il Paese. Coloro che si convertirono, noti come “cristãos-novos” (nuovi cristiani), furono spesso vittime di sospetto e discriminazione, culminando con l’istituzione dell’Inquisizione portoghese nel 1536. Questo tribunale perseguitò i convertiti accusati di continuare a praticare segretamente il giudaismo, confiscando i loro beni e, in molti casi, condannandoli a morte.

Il massacro di Lisbona del 1506

Uno degli episodi più tragici della storia ebraica in Portogallo fu il massacro di Lisbona del 1506. Durante una crisi di carestia e peste, il malcontento popolare esplose in violenza contro i cristãos-novos. In pochi giorni, migliaia di ebrei convertiti furono brutalmente uccisi dalla folla inferocita, con il supporto tacito di alcuni ordini religiosi. Questo evento segnò una frattura profonda nella società portoghese e accentuò l’esodo degli ebrei verso altre regioni del Mediterraneo e del Nord Africa.

Lisbona: Un rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale

Con l’avvento del XX secolo, la comunità ebraica in Portogallo si era parzialmente ricostituita, in particolare con l’arrivo di ebrei sefarditi dal Marocco e da altre regioni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Portogallo, sotto il regime di António de Oliveira Salazar, mantenne una posizione ufficiale di neutralità. Questa neutralità rese Lisbona un punto di transito cruciale per migliaia di ebrei in fuga dall’Olocausto.

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Un ruolo chiave in questo contesto fu svolto da Aristides de Sousa Mendes, console portoghese a Bordeaux, che, sfidando gli ordini del governo, rilasciò visti a circa 30.000 rifugiati, inclusi molti ebrei. Grazie a questa disobbedienza civile, Sousa Mendes è oggi riconosciuto come “Giusto tra le Nazioni. Lisbona divenne una porta verso la libertà, con navi e treni che partivano verso il continente americano e altri luoghi sicuri.

Eredità e Riconciliazione

La storia degli ebrei in Portogallo è una testimonianza di resilienza e rinascita. Nonostante i secoli di persecuzione e l’esilio, la comunità ebraica ha mantenuto viva la sua identità, contribuendo alla ricchezza culturale del Paese. Oggi, il Portogallo celebra il suo patrimonio ebraico, accogliendo chi desidera riscoprire le proprie radici o contribuire alla rinascita di questa antica comunità.

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