Vi raccontiamo la nostra visita all’incredibile festival culinario Chefs on Fire a Cascais

Appena entrati al Chefs on Fire di Cascais siamo stati avvolti dal calore del fuoco e dal profumo inconfondibile della legna che brucia lentamente. L’aria era un intreccio di aromi: carne che sfrigola sulla brace, pesce che si affumica piano, verdure e spezie che liberano fragranze delicate. Intorno, il brusio della gente si mescolava alla musica dal vivo, creando un’atmosfera rilassata e avvolgente, come una festa all’aperto che ti fa sentire subito a casa.
Il festival si è svolto a settembre 2025, e quest’anno ha trovato una nuova cornice: il Parque Marechal Carmona, nel cuore di Cascais. Un luogo immerso nel verde, ampio e accogliente, perfetto per ospitare un evento che vive del contatto diretto con la natura e che invita a rallentare i ritmi per godersi il momento.
La storia del Chefs on Fire
Il Chefs on Fire nasce nel 2018 grazie a LOHAD, un’agenzia creativa che ha voluto dare vita a un festival gastronomico unico nel suo genere, dove tutto viene cucinato sul fuoco. Fin dall’inizio, l’obiettivo è stato quello di recuperare tecniche antiche di cottura a legna e unirle a una visione moderna dell’alta cucina e dell’intrattenimento culturale.
In Portogallo, il Chefs on Fire è cresciuto rapidamente: dalle prime edizioni più intime si è trasformato in un appuntamento di grande richiamo, capace di attirare pubblico da tutto il Paese e anche dall’estero. Ogni anno la lista degli chef invitati e degli artisti si è ampliata, aumentando il prestigio e consolidando la reputazione dell’evento come uno dei festival gastronomici più attesi. Il riconoscimento è arrivato anche sotto forma di premi e di una crescente copertura da parte dei media nazionali, che ne hanno celebrato l’originalità e la capacità di innovare.
Negli ultimi anni il progetto ha superato i confini portoghesi e il Chefs on Fire ha fatto il suo debutto anche in Spagna, con eventi speciali e pop-up che hanno toccato nuove località, tra cui Madrid. Questa espansione internazionale ha permesso al festival di affermarsi come un format di successo, capace di adattarsi a diversi contesti senza perdere la sua identità: il fuoco, la condivisione e la cucina autentica.
Come funziona il festival
Il Chefs on Fire si fonda su un concetto semplice e potente: ogni piatto è cucinato esclusivamente con l’open fire. Fuoco, fumo e legna diventano gli unici strumenti di cottura, riportando lo spettatore a un’esperienza primordiale. Tutto è pensato secondo i tempi lenti dello slow cooking, che valorizza ingredienti, tecniche e pazienza.
Il festival si sviluppa nell’arco di due giorni, durante i quali non mancano concerti, spettacoli dal vivo, aree dedicate ai bambini e momenti di intrattenimento culturale. È un’esperienza immersiva, che unisce cucina, musica e convivialità.
Per accedere ci sono diversi tipi di biglietti, con fasce di prezzo che variano a seconda delle opzioni scelte: alcuni includono piatti degustazione, altri comprendono bevande o l’accesso a zone specifiche, come la kids area per le famiglie.
All’interno, il funzionamento è intuitivo: ci sono diversi punti di cibo dove si possono assaggiare le creazioni degli chef, spesso in formato degustazione. Un sistema digitale di ricarica semplifica i pagamenti, così che l’attenzione resti concentrata sull’esperienza gastronomica.
Un aspetto centrale è la sostenibilità: il Chefs on Fire punta al plastica zero, un tema molto di attualità in Portogallo, alla riduzione degli scarti alimentari e al rispetto del contesto naturale. Ogni dettaglio è studiato per armonizzarsi con l’ambiente, riducendo l’impatto e promuovendo uno stile di vita più consapevole.
Location e ambientazione
Quest’anno il Chefs on Fire ha trovato casa nel Parque Marechal Carmona, a Cascais, dopo le edizioni precedenti ospitate nello spazio fieristico di Estoril. La nuova location ha cambiato radicalmente l’esperienza: un ambiente immerso nel verde, con alberi secolari e un’atmosfera che ricorda la campagna, pur rimanendo vicino al mare.
Passeggiando tra i viali del parco, si percepisce la sensazione di un picnic in famiglia: persone distese sull’erba, bambini che giocano, gruppi di amici che condividono piatti e brindisi. L’ambiente è rilassato e autentico, lontano dalla formalità dei ristoranti stellati, ma con la stessa cura nei dettagli e nella qualità della cucina.
Le strutture sono pensate per garantire comfort a tutti: aree relax, spazi per i più piccoli, zone dedicate alla musica dal vivo, diversi punti cibo distribuiti in modo equilibrato e palchi che si integrano con il paesaggio. Tutto contribuisce a creare un festival accogliente, dove ogni ospite può vivere la propria esperienza a ritmo lento, godendosi appieno il contatto con la natura.
Cascais è facilmente raggiungibile da Lisbona con il treno o in alternativa con Bolt o Uber.
Per chi arriva dall’aeroporto invece potrebbe essere una buona idea pensare di organizzare un transfer o noleggiare un’automobile.
Cucina, menù e sapori
Il cuore del Chefs on Fire è la cucina sul fuoco. Ogni piatto, che sia carne, pesce, una proposta vegetariana o un dessert, viene preparato con legna e fumo, secondo la filosofia dell’open fire cooking. Questo crea sapori intensi, autentici e unici, difficili da riprodurre in altri contesti.
L’esperienza degustativa è costruita a piccoli passi: porzioni ridotte, perfette per poter assaggiare diverse creazioni nell’arco della giornata. I tempi dello slow cooking invitano a rallentare, a godersi ogni boccone e a condividere il momento con chi si ha accanto. L’atmosfera resta conviviale, più simile a un lungo pranzo tra amici che a un evento formale.
Le scelte culinarie alternano piatti semplici ma curati a proposte più creative e insolite. Da un lato ci sono grandi classici reinterpretati, come la pizza o piatti della cucina internazionale con influenze messicane e giapponesi; dall’altro, sorprese capaci di stupire, come una Bola de Berlim ripiena di pesce dello chef Diogo Caetano, che unisce uno dei classici della tradizione dolciaria portoghese a un tocco marinaro totalmente inaspettato.
In ogni ricetta si percepisce la maestria degli chef, la capacità di trasformare ingredienti semplici in esperienze gustative intense, attraverso tecniche tradizionali riadattate con creatività e precisione. È questa miscela di autenticità e innovazione che rende il festival un appuntamento indimenticabile per chi ama il buon cibo.
Atmosfera e impressione personale
Partecipare al Chefs on Fire è stato come vivere un picnic in famiglia. Nonostante la presenza di grandi chef e di piatti ricercati, l’atmosfera era sorprendentemente semplice e familiare: persone distese sull’erba, chiacchiere leggere, bambini che giocano, brindisi tra amici. Un ambiente senza formalismi, dove a contare erano solo il calore umano e il piacere di stare insieme.
Alcuni momenti memorabili ci sono rimasti impressi: il crepitio del fuoco, i profumi intensi che si alzavano nell’aria, la musica dal vivo che accompagnava i ritmi lenti del festival. C’era il tempo di fermarsi tra un assaggio e l’altro, di respirare, di osservare il contesto naturale e lasciare che tutto scorresse con tranquillità.
Per noi, il valore di questo evento sta proprio nella combinazione tra cucina autentica, ambiente conviviale e la possibilità di vivere qualcosa di diverso da un semplice pasto. È un’esperienza che consigliamo a chiunque ami la gastronomia, ma anche a chi cerca un’occasione per passare una giornata speciale in un contesto unico.
Punti di miglioramento e suggerimenti
Nonostante la qualità dell’evento, ci sono alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati. Il prezzo non è accessibile a tutti, ma la grande affluenza dimostra che il festival ha saputo attirare molto pubblico. L’opzione da 75 €, che permette di assaggiare 5 piatti, ci è sembrata la più sensata, anche per avere un buon equilibrio tra esperienza gastronomica e costo.
I biglietti possono essere comprati sul sito ufficiale della manifestazione.
La gestione delle code, la comodità delle aree comuni e la segnaletica interna sono piccoli dettagli che potrebbero essere ottimizzati, così come l’offerta di alcuni servizi aggiuntivi per rendere l’esperienza ancora più fluida, anche se l’organizzazione rimane impressionante.
Per le future edizioni, sarebbe bello vedere un’ulteriore apertura verso la diversità culinaria, magari con più spazio a cucine emergenti o collaborazioni speciali, insieme a una maggiore attenzione per la fruibilità del festival da parte di un pubblico ancora più ampio.