Quando il 25 aprile portò Amália Rodrigues in Italia

Amália Rodrigues, la celebre fadista portoghese, non solo ha lasciato un segno indelebile nella musica portoghese ma ha conquistato anche il cuore di molti paesi stranieri, tra cui l’Italia. Sebbene avesse già una carriera internazionale consolidata, il suo legame con l’Italia iniziò negli anni ’70, in un periodo di grande fermento politico e culturale in Europa.
Amália in Italia negli anni 70
Nel 1970, Amália debuttò in Italia con una performance memorabile al Teatro Sistina di Roma. Questo evento segnò l’inizio di una lunga e fruttuosa relazione con il pubblico italiano, che da subito si lasciò trasportare dalla sua voce malinconica e dal fascino delle sue interpretazioni. In quegli anni, Amália pubblicava quello che è considerato da molti critici il suo capolavoro, l’album “Com Que Voz”, una raccolta di fado musicata dal compositore Alain Oulman e supervisionata dal poeta portoghese David Mourão-Ferreira. Mentre in Portogallo il suo successo iniziava a vivere delle difficoltà dovute al contesto politico, in Italia la sua carriera prendeva il volo.
La rivoluzione dei garofani e il rilancio internazionale
Con l’avvento della Rivoluzione dei Garofani in Portogallo nel 1974, Amália si trovò in una situazione di parziale isolamento nel suo paese natale. Molti intellettuali e artisti dell’epoca la associarono, a torto, al regime autoritario di Salazar, portandola a sentirsi fraintesa e allontanata dalla scena culturale portoghese. Amália si lamentò, in una delle sue ultime interviste, che nessuno dei suoi amici e collaboratori si fosse schierato apertamente in sua difesa, a parte il suo compositore Alain Oulman, noto per le sue idee comuniste.
Tuttavia, mentre in Portogallo veniva temporaneamente messa da parte, la sua carriera internazionale non si fermava. Anzi, grazie all’intraprendenza del suo agente francese, Jean-Jacques Lafaye, Amália continuò a conquistare palcoscenici internazionali, in particolare in Italia. Tra il 1973 e il 1976, Amália si esibì in diverse città italiane, tra cui Roma, Palermo, Catania e Milano. Queste esibizioni furono riprese per un documentario che, purtroppo, non vide mai la luce, ma contribuirono comunque a consolidare la sua reputazione.
Un repertorio adattato al gusto italiano
Una delle peculiarità di Amália in Italia fu la sua abilità nel adattare il repertorio tradizionale del fado per incontrare il gusto del pubblico italiano. Nel 1973, incise l’album “A Una Terra Che Amo”, interamente cantato in italiano. Questo disco, sebbene meno conosciuto rispetto alle sue produzioni portoghesi, rappresenta un esempio straordinario della sua versatilità artistica. Oltre al fado, Amália introdusse nel suo repertorio anche canti popolari italiani e pezzi di musica folk che andavano dal XIII secolo ai successi contemporanei, dimostrando una straordinaria conoscenza della cultura musicale italiana.
La scelta delle canzoni italiane fu curata con estrema attenzione, includendo brani che spaziavano dalle tradizionali tarantelle napoletane ai canti popolari della Toscana, fino a celebri pezzi siciliani come ‘Vitti ‘na Crozza’, che spesso Amália interpretava con il coro del pubblico. La sua capacità di connettersi emotivamente con il pubblico italiano le valse il titolo di “regina” anche in questa nuova patria musicale.
Amália e la voce della maturità
Nonostante avesse ormai superato i 50 anni, l’arte vocale di Amália non perse la sua intensità. Se da un lato la sua voce aveva perso un po’ della freschezza giovanile, dall’altro guadagnava in profondità e espressione. Le sue performance in Italia dimostrarono una maestria nel controllare i contrasti tra potenza e delicatezza, tra grido e sussurro, elementi che resero ogni sua esibizione unica. Ogni spettacolo era una dimostrazione della sua abilità nel comunicare, non solo attraverso la musica, ma anche attraverso la sua capacità di connettersi emotivamente con il pubblico.
Il successo commerciale in Italia
Un aspetto interessante della carriera italiana di Amália fu il successo commerciale che riuscì a ottenere. Molti dei suoi fado più celebri furono tradotti in italiano per essere meglio accolti dal pubblico locale. Questo dimostra l’approccio strategico e intelligente della sua carriera all’estero, che non si limitava a esibirsi ma mirava anche a costruire un legame culturale profondo con i paesi in cui si trovava a lavorare.
L’Italia, con la sua ricca tradizione musicale e il pubblico caloroso, divenne uno dei luoghi in cui Amália poteva esprimere al meglio la sua arte, lontano dalle polemiche politiche che la perseguitavano in Portogallo.
Il lascito di Amália in Italia
Oggi, il legame tra Amália e l’Italia rimane una parte importante del suo lascito internazionale. Le sue esibizioni e registrazioni italiane sono spesso riedite, come nel caso del progetto discografico “Amália in Italia”, curato da Frederico Santiago, che ha riportato alla luce alcune delle sue performance più iconiche. Questi lavori sono accompagnati da annotazioni e approfondimenti storici che aiutano a contestualizzare meglio la sua carriera internazionale e il suo impatto sulla musica italiana.
Amália Rodrigues non solo fu la voce del fado, ma anche un ponte culturale tra Portogallo e Italia, un’artista capace di trascendere i confini nazionali e politici grazie alla sua straordinaria abilità di comunicare emozioni universali attraverso la musica.