Petizione per un regime transitorio sulla naturalizzazione: il caso portoghese

In Portogallo è in corso un acceso dibattito riguardo alla possibile modifica della Lei da Nacionalidade (Legge n.º 37/81), spinta da nuovo governo,che potrebbe estendere il periodo di residenza legale richiesto per la naturalizzazione degli stranieri dagli attuali cinque anni a un numero maggiore.
Di fronte a questa prospettiva, è stata presentata una petizione alla Assembleia da República affinché venga introdotto un regime transitorio che tuteli le persone già residenti legalmente nel Paese, mantenendo per loro il termine attuale di cinque anni.
La richiesta non si oppone alla riforma in sé, ma chiede che la nuova normativa non si applichi retroattivamente a chi, in buona fede, ha già iniziato il proprio percorso di integrazione sulla base delle regole vigenti. Si tratta di un principio fondamentale in qualsiasi Stato di diritto: le norme non dovrebbero cambiare a metà strada per chi ha già fatto scelte di vita significative in base a quelle regole.
Le ragioni giuridiche della petizione
Tra i principali argomenti a sostegno della petizione troviamo il principio della protezione della fiducia giuridica. Chi è venuto in Portogallo, ha trovato lavoro, ha iscritto i figli a scuola e ha iniziato un percorso di integrazione lo ha fatto contando su una legislazione chiara: cinque anni di residenza per ottenere la cittadinanza. Cambiare improvvisamente questa regola mina la prevedibilità del diritto e rischia di compromettere seriamente la fiducia nello Stato.
Altro principio centrale è quello della non retroattività in pejus, ovvero il divieto di applicare norme peggiorative a situazioni già in corso. In più, viene richiamato il principio di uguaglianza: trattare in modo diverso cittadini stranieri nelle stesse condizioni di residenza legale, solo in base alla data di entrata in vigore di una nuova legge, appare discriminatorio e contrario agli articoli 13.º e 15.º della Costituzione portoghese.
Le ragioni sociali ed economiche
La petizione sottolinea inoltre come la naturalizzazione favorisca l’integrazione. Secondo dati OCSE, i cittadini naturalizzati godono di migliori condizioni occupazionali, salari più alti e una maggiore partecipazione alla vita pubblica. Le loro famiglie, e in particolare i figli, registrano migliori risultati scolastici e un più forte senso di appartenenza alla società.
Al contrario, rendere più difficile l’ottenimento della cittadinanza può generare frustrazione, incertezza e disillusione, con un impatto negativo sul processo di integrazione. Non va dimenticato che tra i residenti stranieri in Portogallo vi sono anche rifugiati politici, oppositori di regimi autoritari e persone in cerca di protezione: per molti di loro, ottenere la cittadinanza portoghese non è solo un traguardo formale, ma un obiettivo vitale, legato alla sicurezza, alla libertà e alla possibilità di costruire un futuro.
Non esistono quindi solo situazioni di abuso ma anche scelte consapevoli fatte seguendo le regole vigenti.
La proposta concreta
Il testo della petizione propone l’introduzione di una clausola transitoria chiara e semplice:
“Sem prejuízo da aplicação do novo prazo de residência legal previsto para a naturalização, continua a aplicar-se o prazo anterior de cinco anos às pessoas que, à data da entrada em vigor da presente lei, já residam legalmente em território nacional e sejam titulares de título de residência que permita a contagem do tempo de residência legal para efeitos de aquisição da nacionalidade portuguesa por naturalização.”
Una formulazione che permetterebbe di conciliare la libertà del legislatore di modificare la legge con il rispetto delle aspettative legittime di chi ha già investito la propria vita in Portogallo secondo le regole esistenti.
Link alla petizione ufficiale sul sito della Assembleia da República:
https://share.google/IX8ZhrDndquUIsz5Lnto.pt/initiatives/3508