Ma davvero un affitto da 2.300 euro può essere considerato moderato?

Negli ultimi giorni, una delle notizie che più ha fatto discutere in Portogallo riguarda la nuova definizione introdotta dal Governo di Luís Montenegro: le cosiddette rendas moderadas.
Ieri vi abbiamo parlato infatti di 9 nuove misure a cui il governo sta lavorando per facilitare la vita di chi deve affittare una casa o una stanza. Una di queste misure prevedeva la riduzione del carico fiscale per chi dovesse affittare un immobile con un canone d’affitto moderato.
Molti lettori ci hanno quindi chiesto cosa significasse per il governo il termine “moderato” e non essendoci ancora informazioni ufficiali, abbiamo solamente potuto farci un’idea, generata da opinioni personali.
Nessuno però si aspettava il valore che sarebbe stato dichiarato da lì a poco creando uno sgomento generale sui social media portoghesi.
Secondo l’esecutivo, infatti, potranno essere considerate “moderate” tutte le locazioni con canone fino a 2.300 euro al mese, cifra che ha immediatamente sollevato critiche e polemiche, soprattutto perché percepita come sproporzionata rispetto ai redditi medi della popolazione. Questo valore è infatti completamente non alla portata del budget di molte famiglie portoghesi.
Dal concetto di “acessível” a quello di “moderado”
Fino ad oggi si parlava di renda acessível – cioè accessibile – riferita agli affitti calmierati o agevolati. Con il nuovo pacchetto di misure fiscali e abitative, il Governo ha deciso di sostituire questa categoria con quella di renda moderada. La novità più significativa è proprio il tetto massimo fissato a 2.300 euro, che permette a chi offre case in affitto sotto questa soglia di beneficiare di incentivi fiscali e agevolazioni, come l’applicazione dell’IVA al 6% sulla costruzione e sulla riabilitazione degli immobili destinati a tale scopo.
La giustificazione del Governo
Il primo ministro Luís Montenegro è stato il primo a riconoscere che la cifra di 2.300 euro “può sembrare elevata” e addirittura “scioccare” chi vive fuori dalle grandi aree urbane. Tuttavia, ha sottolineato che a Lisbona, Porto e in altri comuni ad alta pressione abitativa questo tipo di importi è ormai comune.
Secondo il ragionamento del Governo, fissare il tetto a 2.300 euro non significa che ogni affitto di questo valore sia “moderato” in senso assoluto, ma che, in relazione ai redditi e al mercato delle aree metropolitane, questa cifra rappresenta un limite per garantire che anche la classe media con redditi medio-alti possa accedere agli incentivi e avere maggiore offerta sul mercato.
La formula della “renda moderada”
Il ministro delle Infrastrutture e dell’Abitazione, Miguel Pinto Luz, ha chiarito ulteriormente la logica: le istituzioni internazionali come l’OCSE e l’Unione Europea indicano una “taxa de esforço” massima del 40% del reddito familiare da destinare all’abitazione.
- Se una famiglia guadagna circa 5.000–5.500 euro al mese, un affitto di 2.000–2.300 euro rientra nei limiti di questa percentuale.
- Il target, dunque, non sono i redditi medi nazionali (circa 1.500 euro al mese), ma piuttosto quella fascia di classe media urbana composta da famiglie con due stipendi qualificati, come insegnanti universitari, quadri aziendali o funzionari pubblici con anzianità.
L’obiettivo dichiarato dal Governo è quello di ampliare l’offerta per le famiglie che vivono e lavorano nelle grandi città, riducendo il rischio che vengano escluse dal mercato a causa dei prezzi elevati.
La distanza con la realtà del Paese
Se da un lato il ragionamento tecnico del Governo appare coerente con i parametri internazionali, dall’altro la percezione pubblica è molto diversa.
- Per un cittadino di Bragança o Viseu, come ha ammesso lo stesso Montenegro, 2.300 euro equivalgono a uno stipendio annuo, non a un affitto mensile.
- Il reddito medio nazionale non supera i 1.500 euro, e dunque la maggioranza dei portoghesi considera spropositato associare la parola “moderato” a un importo simile.
- L’opposizione ha già criticato la misura, sostenendo che così si rischia di favorire solo chi ha redditi alti e di lasciare senza risposte chi cerca case a prezzi realmente accessibili.
Un concetto relativo e dinamico
Secondo il Governo, la definizione di renda moderada non va intesa in senso statico. Non esiste una cifra valida per tutto il Paese: ciò che è “moderato” a Lisbona o Porto non lo è a Vila Real o Beja. L’intenzione è quella di creare una politica flessibile, capace di includere non solo le fasce di popolazione più fragili, ma anche quelle con redditi medio-alti che comunque soffrono la scarsità di offerta abitativa.
Le critiche e il rischio di incomprensione
La scelta semantica, tuttavia, rischia di essere un boomerang politico. La parola “moderato” evoca immediatamente equilibrio e sostenibilità, ma nella percezione comune 2.300 euro è un valore ben lontano da entrambe le idee. La misura, quindi, appare a molti come fuori dalla realtà del cittadino medio, alimentando un sentimento di distanza tra istituzioni e popolazione.
Gli esperti di politiche abitative sottolineano che il vero nodo non è tanto la definizione, quanto la scarsità di offerta di case a prezzi realmente accessibili. Senza un aumento significativo del numero di alloggi a valori inferiori, il rischio è che gli incentivi finiscano per consolidare un mercato già troppo costoso.
La sfida dei prossimi mesi sarà capire se questa misura potrà davvero favorire la classe media urbana o se resterà l’ennesima iniziativa contestata, percepita più come un favore ai redditi alti che come una soluzione al problema abitativo del Paese.
Nel frattempo rimarremo con un grande dubbio sul fatto che un’affitto di 2.300 euro sia davvero moderato.