Cosa abbiamo imparato dopo un giorno senza elettricità

L’elettricità è diventata una presenza così costante nelle nostre vite che spesso la diamo per scontata. Solo quando viene a mancare – come successo ieri – ci rendiamo conto di quanto sia diventata indispensabile nella nostra quotidianità.
La storia dell’elettricità ha radici antiche: già nel VI secolo a.C., il filosofo greco Talete di Mileto osservava come l’ambra potesse attrarre piccoli oggetti dopo essere stata strofinata, fenomeno oggi noto come elettricità statica. Il termine “elettricità” deriva infatti dal greco “ēlektron“, che significa ambra. Nel XIX secolo, lo scienziato inglese Humphry Davy realizzò la prima lampada ad arco elettrico.
Ma fu Thomas Edison, nel 1879, a inventare la prima vera lampada a incandescenza adatta all’uso domestico. Con la sua diffusione, iniziò una nuova epoca: l’illuminazione elettrica divenne sempre più comune e trasformò le abitudini delle persone. Già nel 1882, alcuni quartieri di New York furono illuminati elettricamente, segnando l’inizio dell’elettrificazione urbana.
L’elettrificazione delle città e delle abitazioni è diventata sinonimo di progresso e modernità, rivoluzionando la società. Ma eventi come quello vissuto ieri ci ricordano che la nostra dipendenza dall’energia elettrica è totale – e la sua assenza ci fa riscoprire non solo il valore della tecnologia, ma anche la fragilità delle nostre certezze.
Il blackout del 28 aprile 2025: cosa è successo
Alle 12:33 CET, 11.33 in Portogallo, del 28 aprile 2025, un’improvvisa perdita di 15 gigawatt ha provocato la disconnessione tra le reti elettriche di Spagna e Francia, causando un effetto domino che ha portato al collasso della rete spagnola.
Il Portogallo, interamente connesso al sistema elettrico iberico, è stato coinvolto nel giro di pochi minuti. Le conseguenze sono state immediate: blackout diffuso su tutto il territorio nazionale, disservizi nei trasporti, comunicazioni interrotte, ascensori bloccati, semafori spenti e internet assente e la lista potrebbe continuare a lungo.
Anche il sud della Francia ha registrato interruzioni, dimostrando quanto le nostre infrastrutture energetiche siano interdipendenti e quanto una sola anomalia possa generare ripercussioni internazionali. L’evento ha messo in luce la vulnerabilità dei sistemi elettrici europei e la totale dipendenza energetica delle nostre società moderne.
Il panico da mancanza di luce e internet
La dipendenza dalla connettività ha evidenziato la vulnerabilità delle infrastrutture digitali. Nel momento in cui è scomparsa l’elettricità, milioni di persone in Portogallo e in tutta la Penisola Iberica si sono ritrovate tagliate fuori dal mondo: niente wifi, niente rete mobile, niente streaming, niente lavoro da remoto.
Molti erano in orario lavorativo e si sono trovati improvvisamente incapaci di proseguire le loro attività. In un paese come il Portogallo, dove una parte significativa della popolazione è impiegata nel settore dei servizi – dai call center alle piattaforme digitali, dalle aziende turistiche all’assistenza clienti internazionale – questo blackout ha significato il blocco immediato del lavoro per milioni di persone. Le perdite economiche sono ancora difficili da quantificare, ma sicuramente enormi.
Anche la vita quotidiana si è trovata stravolta. Gli elettrodomestici essenziali come frigoriferi, fornelli elettrici, microonde e lavatrici sono diventati inutilizzabili. Di fronte all’incertezza, molti hanno reagito con una corsa all’acquisto di cibo in scatola e prodotti a lunga conservazione, nel timore che l’emergenza potesse prolungarsi.
Qualche malcapitato si è trovato addirittura a doversi fare più di 10 piani di scale a piedi per rientrare o uscire di casa
Per qualche ora si è rivissuta la stessa atmosfera dei tempi del COVID.
Mobilità paralizzata e caos urbano
Il blackout ha avuto un impatto immediato e devastante anche sulla mobilità urbana. Il blocco dei trasporti pubblici, comprese metropolitane, treni e tram, ha causato evacuazioni improvvise, ritardi infiniti e una paralisi quasi totale dei movimenti nelle principali città portoghesi e spagnole.
I semafori spenti hanno trasformato incroci cruciali in scene di caos stradale, con ingorghi, incidenti e situazioni di pericolo per pedoni e automobilisti. La sicurezza stradale è stata seriamente compromessa, in particolare nelle ore centrali della giornata.
Anche i servizi di mobilità alternativa sono andati completamente in tilt. Le app come Uber e Bolt erano fuori uso, e molti autisti privati non riuscivano a localizzare né essere localizzati. Di conseguenza, tantissime persone sono rimaste bloccate per ore in luoghi pubblici o nei pressi dei loro uffici, senza mezzi per rientrare a casa.
La situazione ha toccato anche il traffico aereo: la maggior parte dei voli in partenza o in arrivo nella Penisola Iberica è stata cancellata o ritardata, con migliaia di passeggeri intrappolati negli aeroporti o costretti a cercare soluzioni alternative, spesso senza successo.
Il ritorno dei contanti
In un mondo che da anni spinge verso una società cashless, il blackout del 28 aprile ha riportato alla luce una realtà dimenticata: in assenza di elettricità, internet e POS funzionanti, l’unico modo per acquistare beni o servizi era pagare in contanti.
In un momento in cui si discute della futura versione digitale dell’euro, e in cui molte persone non portano più nemmeno un euro in tasca, per un giorno il denaro fisico è tornato ad essere l’unico strumento di scambio. I piccoli negozi, le panetterie, i mercati locali: chi accettava solo carte ha dovuto chiudere, chi aveva la cassa manuale e un po’ di moneta ha potuto continuare a vendere.
Certo, questo episodio non fermerà la corsa alla digitalizzazione, ma dovrebbe far riflettere sulla resilienza e l’utilità del contante in situazioni di emergenza. In un sistema sempre più interconnesso e vulnerabile, avere qualche banconota nel portafoglio potrebbe non essere un’abitudine così superata.
Il ritorno alla socializzazione e le riflessioni emergenti
Con i dispositivi elettronici inutilizzabili, molte persone si sono trovate improvvisamente senza distrazioni digitali. In mancanza di connessione e intrattenimento, in tanti sono usciti di casa, trovando rifugio e conforto in ciò che spesso viene trascurato: il contatto umano. Le strade, i cortili, i parchi, i punti panoramici e le piazze si sono riempiti di conversazioni spontanee, solidarietà tra vicini e piccoli gesti di comunità reale.
Questo blackout ha costretto molti a una pausa forzata, durante la quale si è tornati a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia. Siamo così abituati a vivere online da dimenticarci quanto sia ricca e immediata la relazione faccia a faccia. Forse, per un attimo, abbiamo riscoperto un tempo più umano, fatto di ascolto, presenza e connessioni vere.
Interconnessioni energetiche e vulnerabilità
Il blackout del 28 aprile ha anche messo in evidenza la fragilità delle reti energetiche interconnesse. Una perdita improvvisa di potenza in Francia ha avuto ripercussioni immediate su tutta la Penisola Iberica, dimostrando quanto siano strettamente collegati i sistemi nazionali.
Basta un guasto tecnico, un errore umano o un evento atmosferico estremo per innescare una reazione a catena con conseguenze potenzialmente gravi. Questo ci ricorda l’urgenza di investire in infrastrutture resilienti, sistemi di backup e fonti energetiche decentralizzate, per garantire una maggiore sicurezza e autonomia in futuro, considerato anche il tema della povertà energetica che affligge il Portogallo.
La gioia del ritorno alla normalità
Il ritorno dell’elettricità ha portato un sollievo immenso e una gratitudine sincera in milioni di persone. In un mondo in cui spesso diamo per scontati servizi vitali come la luce e la connettività, la loro assenza ha messo in evidenza quanto siano fondamentali per la nostra vita quotidiana. In Spagna e Portogallo, in molte città e paesi, il ripristino della corrente è stato accolto con vere e proprie esultanze. Le celebrazioni spontanee, i sorrisi di sollievo e il rinnovato senso di comunità hanno reso evidente quanto possa essere potente la normalità, quella che di solito non apprezziamo finché non ci viene tolta.
Questo momento di crisi ci ha insegnato che, sebbene la tecnologia e l’energia siano essenziali, sono anche il nostro punto di partenza per riflettere sul valore di ciò che diamo per scontato e sul modo in cui possiamo migliorare la resilienza delle nostre infrastrutture e della nostra società.
Lezioni apprese e prospettive future
Il blackout del 28 aprile ha messo in evidenza l’urgenza di ridurre la dipendenza da sistemi centralizzati e di puntare su soluzioni energetiche più sostenibili e decentralizzate. L’incidente ha sollevato la questione della fragilità delle infrastrutture energetiche e della necessità di una migliore preparazione per prevenire simili crisi. Oltre a questo, è emersa l’importanza di educare la popolazione sulla resilienza e sulla preparazione per affrontare future emergenze, affinché eventi del genere non si traducano in panico e disagi.
Sicuramente, questo blackout diventerà uno dei temi centrali nel dibattito politico in Portogallo, soprattutto in vista delle prossime elezioni. La gestione delle infrastrutture energetiche e le strategie di emergenza saranno al centro delle discussioni, sia a livello nazionale che internazionale, dove si discuterà di come le reti interconnesse possano essere rese più sicure ed efficaci in futuro.
L’evento ha messo in luce la necessità di rivedere le politiche energetiche globali e locali per costruire un futuro più resiliente.