Siamo stati truffati in una tasca di Lisbona
![coperto portoghese](https://lisbonamagazine.com/wp-content/uploads/2024/02/coperto-portoghese.jpeg)
Quando il baccalà diventa d’oro (e le olive pure)
Vivere a Lisbona da oltre quattro anni ti regala alcune certezze: il clima mite, il vino buono e… i ristoratori che sanno come farti sentire ben accolto (a volte fin troppo).
Eppure, proprio quando pensi di aver visto tutto, la città ti sorprende. E no, non parlo di una vista mozzafiato su uno dei miradouros. Parlo di quella sorpresa che arriva alla fine di una cena, quando il conto ti rivela che hai involontariamente partecipato a una puntata di “Affari tuoi”.
La scena si apre in un Tasca di Arroios, un posticino che conosco abbastanza bene, anche se non posso dire di essere un cliente affezionato. Una serata tra amici, 14 compreso me per l’esattezza, di quelle che promettono chiacchiere e risate tra una caneca e un bicchiere di vino. Il servizio? Spartano ma simpatico, come ci si aspetta in una tasca portoghese.
Ordiniamo qualche bevanda per iniziare, poi ci sediamo per la cena. Il cameriere – che è quasi sicuramente anche il proprietario – inizia a prendere l’ordine. Confuso, sì, ma riusciamo a fare tutto, incluso assicurarci i preziosissimi baccalà. Chiediamo anche un po’ di vino e, azzardando, una sangria.
Ahimè.
A questo punto la trama si complica. Un litro extra di vino rosso appare magicamente sul tavolo, non richiesto da nessuno, ma versato ormai e quindi “non restituibile”. Il cameriere ci rassicura con una specie di supercazzola, e noi ci facciamo andar bene la cosa.
Gli antipasti? Pane, formaggio e patè, il solito. Peccato che, stranamente, i tre mini patè si siano moltiplicati a dismisura quando arriva il conto, ma ci arriveremo. I piatti principali fanno il loro ingresso e qui la sorpresa: per chi ha ordinato la picanha, arrivano anche quattro uova, mai richieste. “Saranno parte del piatto,” ci diciamo. Spoiler: non lo erano.
Il momento clou è al dolce. Il proprietario, in vena di show, si lancia in un’esibizione di acrobazie con l’amaro e la mousse al cioccolato. Risate, brindisi e applausi, tutto perfetto. O quasi.
Qualche fortunato viene pure invitato ad assaggiare un amaro tipico portoghese.
Arriva il conto. E qui la vera sorpresa: 30 euro a testa, preferibilmente pagabili in contanti. A quanto pare, oltre al vino extra, ci vengono addebitati VENTIQUATTRO patè (che, ripeto, erano tre), olive mai toccate, le famose uova extra (che non erano proprio un omaggio), e una sangria da 20 euro a caraffa. Perfino i dolci, che erano sette, diventano magicamente 14.
![](https://lisbonamagazine.com/wp-content/uploads/2025/02/img-20250131-wa00305881601365537525359-e1738441404548-944x1024.jpg)
Il prezzo del pesce del menu era casualmente non aggiornato e il pesce è diventato più caro di 3 euro.
L’amaro tipico portoghese risulta essere un CRF Reserva, whiskey invecchiato piuttosto costoso.
La discussione con il proprietario è inevitabile. Lui ci dice che abbiamo contato male (spoiler: non è così). Alla fine, dopo un breve scontro verbale, decidiamo di pagare e uscire, decisamente delusi.
La morale della storia? In una tasca o ristorante che sia, mai abbassare la guardia.
Qualche suggerimento pratico:
- Chiedi sempre il prezzo di qualsiasi cosa arrivi al tavolo e non era stata ordinata esplicitamente.
- Controlla il conto attentamente. Sì, anche le olive e i patè.
- Non accettare piatti extra come fossero un regalo divino: potrebbero costarti caro (tipo, 7,50 euro per un bicchierino di CRF reserva).
Il ristorante avrà guadagnato forse 100 euro in più, ma ha perso 14 clienti per sempre. Ah, e sì, il cibo era buono, ma quando c’è mala fede, tutto il resto passa in secondo piano.