La lingua gallega: storia, identità e futuro di un ponte tra Spagna e Portogallo
Ci sono lingue che raccontano storie. Altre, invece, sono storie. Il gallego è una di queste: una lingua che vive tra l’oceano e le montagne, tra Santiago e Porto, tra ciò che è spagnolo e ciò che non lo è. Parlato da circa 2,4 milioni di persone, il gallego è molto più di un semplice idioma regionale: è il cuore linguistico della Galizia, ma anche il testimone di un passato condiviso con il Portogallo e di un’identità che ha sempre rifiutato di essere una copia.
Il gallego affascina perché vive sul confine – geografico, culturale, emotivo. È la voce di un popolo che ha saputo resistere, trasformarsi e reinventarsi, portando avanti una tradizione millenaria tra persecuzioni, rinascite e nuove sfide. Capirlo significa entrare in un mondo fatto di poesia, nebbia atlantica, canzoni popolari e rivendicazioni moderne.
In questo articolo andremo a scoprire perché il gallego è una lingua unica, dove viene parlato, quali sono le sue origini, le sue somiglianze con il portoghese e le tensioni con lo spagnolo. Perché dietro ogni parola in gallego, c’è molto più di un suono: c’è un mondo intero che aspetta di essere ascoltato.
2. Storia della lingua gallega
2.1 Origini e periodo medievale
Il gallego-portoghese nacque come lingua comune nelle regioni nord-occidentali della Penisola Iberica intorno al X secolo, in un contesto ancora segnato dalla frammentazione del latino volgare. Per circa quattro secoli, tra il X e il XIV secolo, questa lingua fu condivisa tra le attuali Galizia e Portogallo, senza distinzioni politiche o culturali rilevanti.
Nel Medioevo, il gallego-portoghese raggiunse un altissimo prestigio culturale, soprattutto grazie alla sua straordinaria produzione poetica. Fu infatti la lingua della lirica trobadorica iberica, utilizzata dalle corti per la composizione di cantigas de amor, de amigo e de escárnio e maldizer. Uno degli esempi più celebri è rappresentato dalle “Cantigas de Santa Maria”, un corpus di oltre 400 composizioni attribuite alla corte di Alfonso X il Saggio, re di Castiglia e León, che scelse proprio il gallego-portoghese per esprimere la devozione mariana attraverso l’arte poetica e musicale.
Oltre alla poesia, il gallego-portoghese veniva impiegato anche nei documenti giuridici e amministrativi, a testimonianza del suo ruolo ufficiale in una società che ancora non distingueva chiaramente tra ciò che sarebbe diventato “gallego” e ciò che sarebbe diventato “portoghese”.
2.2 Separazione dal portoghese
La rottura definitiva tra le due varianti linguistiche avvenne progressivamente a partire dal XII secolo, con la fondazione del Regno del Portogallo nel 1139. L’evoluzione politica e istituzionale indipendente del Portogallo portò anche a una divergenza linguistica: mentre il portoghese si consolidava come lingua nazionale e imperiale, il gallego cominciava un lento declino.
A partire dal XV secolo, la Galizia venne inglobata stabilmente nella Corona di Castiglia, e il castigliano iniziò a imporsi come lingua dell’amministrazione, della cultura e della nobiltà. Il gallego sopravvisse come lingua parlata dalle classi popolari, ma scomparve progressivamente dall’uso scritto e ufficiale.
Tra il XVI e il XIX secolo, il gallego attraversò il suo “século escuro” (secolo buio), un lungo periodo di marginalizzazione linguistica, in cui venne associato all’ignoranza, al mondo rurale e al passato. Nonostante ciò, continuò a esistere come forma di comunicazione quotidiana e familiare, resistendo all’estinzione.
2.3 Rinascita nel XIX secolo: il Rexurdimento
La fine del XIX secolo segnò l’inizio di una rinascita culturale e linguistica nota come Rexurdimento (Risorgimento). Questo movimento fu animato da intellettuali, scrittori e poeti galiziani che desideravano recuperare la dignità della lingua gallega, riportandola alla ribalta nella letteratura e nel pensiero nazionale.
Una delle figure centrali di questo periodo fu Rosalía de Castro, poetessa e simbolo dell’identità galiziana, che nel 1863 pubblicò “Cantares Gallegos”, il primo libro di poesia scritto interamente in gallego dopo secoli di silenzio. Al suo fianco, il marito Manuel Murguía, storico e teorico dell’identità gallega, contribuì a fondare le basi di un nazionalismo culturale che avrebbe avuto conseguenze durature.
Il Rexurdimento non fu solo un ritorno alla lingua, ma anche una rivendicazione della specificità culturale della Galizia, in un contesto spagnolo ancora dominato dal centralismo castigliano. Da quel momento in poi, il gallego cominciò a risalire lentamente la china, tornando a essere una lingua letta, scritta e amata.
3. Status giuridico e istituzionale della lingua gallega
3.1 Co-ufficialità
Il riconoscimento ufficiale del gallego come lingua con pieni diritti è relativamente recente. Dopo la fine della dittatura franchista, che aveva imposto l’uniformità linguistica e represso le lingue regionali, la Costituzione spagnola del 1978 segnò una svolta. All’articolo 3, stabilisce che:
“Le altre lingue spagnole saranno anch’esse ufficiali nelle rispettive Comunità Autonome in conformità con i loro Statuti.”
Nel caso della Galizia, lo Statuto di Autonomia approvato nel 1981 conferma il gallego come lingua propria della Comunità e stabilisce la sua co-ufficialità con il castigliano. Ciò significa che entrambe le lingue possono essere utilizzate nelle istituzioni, nei tribunali, nei documenti ufficiali e nella pubblica amministrazione.
Uno dei pilastri fondamentali di questa co-ufficialità è l’obbligo di insegnamento del gallego nelle scuole galiziane. Fin dalla scuola primaria, gli studenti imparano a leggere, scrivere e comunicare in entrambe le lingue ufficiali, e parte delle materie scolastiche viene impartita in gallego. Questo sistema ha contribuito a rafforzare la presenza del gallego tra le nuove generazioni, sebbene non senza dibattiti politici e culturali.
3.2 Politiche linguistiche
Il rilancio e la tutela della lingua gallega sono affidati a una rete di istituzioni culturali e governative, che si occupano della normativizzazione, promozione e diffusione della lingua. Le tre principali sono:
- Real Academia Galega (RAG): fondata nel 1906, è l’autorità responsabile della norma ortografica e grammaticale della lingua. Ogni anno organizza il Día das Letras Galegas, un evento culturale di grande impatto dedicato a una figura importante della letteratura gallega.
- Instituto da Lingua Galega (ILG): organo universitario creato nel 1971, è attivo nella ricerca linguistica, nello sviluppo di risorse didattiche e nei progetti di digitalizzazione della lingua.
- Secretaría Xeral de Política Lingüística: dipendenza del governo galiziano (Xunta de Galicia), è responsabile delle politiche linguistiche pubbliche. Promuove l’uso del gallego nei media, nelle istituzioni, nell’economia e nei contesti tecnologici.
Tra le azioni concrete messe in atto:
- Traduzioni istituzionali in gallego di documenti ufficiali.
- Media pubblici che trasmettono contenuti in lingua gallega, come la TVG (Televisión de Galicia) e la radio autonoma.
- Sussidi e incentivi per l’uso del gallego nel settore privato, nella segnaletica, nella cultura e nell’editoria.
Grazie a queste politiche, il gallego è oggi una lingua visibile e presente nella vita quotidiana galiziana, anche se le sfide della globalizzazione e la crescente penetrazione del castigliano continuano a rappresentare un banco di prova per il suo futuro.
4. Diffusione e uso sociale
4.1 Dove si parla
Il gallego è parlato principalmente in Galizia, comunità autonoma nel nord-ovest della Spagna che conta circa 2,7 milioni di abitanti. Tuttavia, la presenza della lingua si estende anche oltre i confini amministrativi della regione.
In particolare, esistono aree gallegofone (o parzialmente tali) in:
- Asturias: nella comarca dell’Eo-Navia, dove si parla l’eonaviego, una variante di transizione tra asturiano e gallego.
- León e Zamora: in alcune zone occidentali, il gallego è ancora presente, spesso in forme dialettali antiche o influenzate dal castigliano.
Fuori dalla Spagna, il gallego ha seguito le rotte dell’emigrazione galiziana, particolarmente intensa tra XIX e XX secolo. È così che si sono formate comunità gallegofone in:
- Argentina, soprattutto a Buenos Aires, che è considerata la “quinta provincia galiziana” per la concentrazione di migranti.
- Svizzera e Germania, dove molte famiglie emigrate durante il franchismo hanno mantenuto l’uso familiare della lingua, anche se spesso mescolata ad altri idiomi.
Queste comunità della diaspora rappresentano oggi un importante punto di contatto culturale, anche se il mantenimento del gallego tra le seconde e terze generazioni è spesso limitato.
4.2 Dati sull’uso
Secondo dati forniti dalla Xunta de Galicia e da studi sociolinguistici, oltre il 90% dei galiziani comprende il gallego, ma meno della metà lo utilizza quotidianamente come lingua principale. Questa discrepanza tra competenza passiva e uso attivo è uno degli indicatori più preoccupanti del rischio di regressione linguistica.
Una delle dinamiche più evidenti è la diminuzione dell’uso tra i giovani. Nelle aree urbane come A Coruña, Vigo o Santiago de Compostela, l’ambiente sociale e scolastico tende a favorire il castigliano, mentre il gallego viene spesso relegato al contesto familiare o percepito come lingua “meno utile” professionalmente. Al contrario, nelle aree rurali e montane, l’uso del gallego è ancora fortemente radicato, soprattutto tra le generazioni più anziane.
Questa frattura tra città e campagna, tra modernità e tradizione, crea tensioni linguistiche: il gallego è da un lato promosso come simbolo identitario e culturale, ma dall’altro lottando per mantenere la sua vitalità nelle nuove generazioni. La sfida è duplice: rendere il gallego non solo una lingua “da difendere”, ma anche una lingua del futuro, capace di competere nei media, nella tecnologia, nella scienza e nel mondo digitale.
5. Politiche linguistiche e status ufficiale
Dopo la fine del franchismo e l’adozione della Costituzione spagnola del 1978, il gallego ottenne il riconoscimento ufficiale come lingua propria della Galizia. Lo Statuto di autonomia del 1981 ne sancì la co-ufficialità con il castigliano, aprendo una nuova fase di normalizzazione linguistica.
Da allora, diverse leggi e programmi educativi sono stati messi in atto per promuovere l’uso del gallego nelle scuole, nei media, nella pubblica amministrazione e nella vita culturale. Tuttavia, il processo è stato tutt’altro che lineare. I cambiamenti politici e le alternanze al governo della Xunta de Galicia hanno spesso influenzato le politiche linguistiche, generando periodi di maggiore o minore impegno istituzionale.
Oggi, il gallego è insegnato nelle scuole ed è presente nei media regionali, ma la sua visibilità varia molto in base al contesto. L’obiettivo dichiarato delle politiche linguistiche è l’equiparazione funzionale con il castigliano, ma nella pratica permane una situazione di bilinguismo asimmetrico, in cui il castigliano gode ancora di un prestigio e di un’estensione maggiore.
6. Varietà e dialetti
Il gallego non è una lingua monolitica: al suo interno esistono diverse varietà dialettali, che riflettono la ricchezza linguistica del territorio galiziano. Tradizionalmente, i dialetti del gallego sono divisi in tre grandi gruppi:
- Occidentale (zona di Vigo, Pontevedra): caratterizzato da conservazione di forme antiche.
- Centrale (area di Santiago e A Coruña): il più vicino alla norma standard.
- Orientale (vicino al confine con León e Asturias): influenzato dal castigliano e dall’asturiano.
Nonostante queste differenze, tutte le varietà sono mutuamente intelligibili e contribuiscono a dare al gallego una profondità storica e culturale. La norma standard, usata nei testi scolastici e ufficiali, si basa principalmente sulla varietà centrale, ma negli ultimi anni sono cresciute le discussioni sull’importanza di valorizzare anche le varietà locali, spesso viste come più autentiche o identitarie.
7. Il dibattito sull’identità: gallego o portoghese?
Uno dei dibattiti più accesi nel panorama linguistico galiziano è quello tra isolazionismo e reintegrationismo.
- I “isolazionisti” sostengono che il gallego sia una lingua distinta dal portoghese, con una propria evoluzione e dignità autonoma. Difendono l’attuale ortografia ufficiale e l’uso esclusivo del gallego come lingua regionale spagnola.
- I “reintegrationisti”, invece, vedono il gallego come una variante del portoghese, e propongono un riavvicinamento ortografico e culturale con il mondo lusofono. Secondo questa visione, adottare la grafia portoghese e rafforzare i legami con il Brasile, il Portogallo e i Paesi africani lusofoni potrebbe dare al gallego una dimensione internazionale e nuova vitalità.
Il dibattito non è solo linguistico, ma anche politico e identitario: riguarda la visione del futuro della Galizia, il suo ruolo nella penisola iberica e nel mondo. In mezzo a queste posizioni, la maggioranza della popolazione continua a usare la lingua in modo pragmatico, spesso senza schierarsi, ma il confronto tra le due visioni rimane uno degli aspetti più vivaci e interessanti della realtà galiziana contemporanea.
8. Cultura e letteratura
Il gallego vanta una delle tradizioni letterarie più antiche della Penisola Iberica. Già nel Medioevo, con le Cantigas de amigo e le Cantigas de Santa Maria, il gallego-portoghese era la lingua privilegiata della poesia lirica. Questo prestigio culturale durò fino al XIV secolo, quando il castigliano cominciò a imporsi come lingua della corte e della scrittura ufficiale.
Dopo secoli di marginalizzazione, il gallego conobbe una rinascita nel XIX secolo con il movimento del Rexurdimento, che riportò la lingua al centro della produzione culturale. Figure come Rosalía de Castro, Manuel Murguía e Curros Enríquez inaugurarono una stagione di poesia e narrativa in gallego, restituendo dignità letteraria a una lingua che era stata relegata all’ambito orale e rurale.
Oggi, la letteratura in gallego è viva e prolifica, con autori contemporanei come Manuel Rivas, Blanca Andreu, Teresa Moure e Xosé Luís Méndez Ferrín che ottengono riconoscimenti anche a livello internazionale. Il gallego è presente in romanzi, poesia, teatro, cinema e musica, e continua a essere un veicolo di espressione artistica e identitaria, anche grazie a premi letterari e festival specificamente dedicati.
9. Musica, media e nuove generazioni
Anche la musica ha giocato un ruolo centrale nella promozione del gallego, soprattutto a partire dagli anni ’80. Gruppi come Milladoiro, Luar na Lubre o Os Diplomáticos de Monte-Alto hanno fuso tradizione e innovazione, creando una scena musicale vivace e legata alla lingua locale. Negli ultimi anni, artisti giovani come Tanxugueiras, Baiuca o Guadi Galego hanno portato il gallego su palcoscenici internazionali, dimostrando che si può fare musica contemporanea in una lingua minoritaria senza perdere autenticità.
Nel campo dei media, esistono emittenti pubbliche come TVG (Televisión de Galicia) e Radio Galega, che trasmettono in lingua gallega programmi di informazione, intrattenimento e cultura. Anche il web ha aperto nuove possibilità: canali YouTube, podcast e social media offrono spazi in cui le nuove generazioni possono utilizzare il gallego in contesti informali, creativi e quotidiani.
Tuttavia, il gallego deve competere con l’onnipresenza del castigliano e dell’inglese. I giovani spesso lo comprendono, ma faticano a usarlo attivamente, soprattutto nelle aree urbane. Per questo motivo, il futuro della lingua dipende in parte dalla capacità di renderla viva, utile e attrattiva, anche nel mondo digitale.
10. Il futuro del gallego
Il gallego si trova oggi in un punto critico della sua storia. Da un lato, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale, gode di una produzione culturale intensa e di una crescente visibilità internazionale grazie a nuove forme espressive. Dall’altro, si confronta con una progressiva riduzione dell’uso quotidiano, specialmente tra i giovani e nelle città, e con una pressione costante del castigliano.
La sfida principale non è solo linguistica, ma anche sociale e simbolica: si tratta di far sì che il gallego non sia percepito come una lingua del passato o solo rurale, ma come una lingua pienamente contemporanea, capace di dialogare con la tecnologia, l’arte, il mondo del lavoro e la globalizzazione.
In questo senso, la creatività linguistica, la partecipazione giovanile, l’apertura internazionale e un forte impegno politico e educativo saranno elementi decisivi. Il gallego, lingua di confine e di resistenza, ha già dimostrato di sapere adattarsi e reinventarsi. Il suo futuro dipenderà dalla volontà collettiva di parlarlo, scriverlo, viverlo.