Artur Alves Reis, il più grande truffatore Portoghese di sempre

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Artur Alves Reis truffatore portoghese

Artur Virgílio Alves Reis è stato uno dei più famigerati truffatori portoghesi del XX secolo, una figura le cui gesta hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia criminale del Portogallo.

L’infanzia di Alves Reis

Nato a Lisbona il 8 settembre 1896 e scomparso nella stessa città il 9 luglio 1955, Alves Reis ha condotto una vita segnata da inganni, frodi e crimini che hanno scosso il tessuto sociale e finanziario del Paese.

Figlio di una famiglia modesta, Artur Alves Reis cresce in un ambiente umile ma dimostra fin da giovane un’intelligenza vivace e un’ambizione smisurata. Dopo aver iniziato gli studi di ingegneria, abbandona presto il percorso accademico per seguire un diverso percorso di vita. Nel 1916, sposa Maria Luísa Jacobetty de Azevedo, ma ben presto il desiderio di affermarsi socialmente lo spinge a cercare fortuna altrove. Decide quindi di emigrare in Angola, dove si imbarca in una serie di attività lavorative che tuttavia non gli garantiscono il successo sperato.

Nonostante le sue origini umili, Alves Reis aspira a una vita di lusso e potere, desideroso di sfuggire alle pressioni sociali e di affermarsi come uomo di successo. Tuttavia, il suo percorso verso la ricchezza sarà segnato da azioni illegali e immoralità senza scrupoli.

Il caso Ambaca

Il caso Ambaca rappresenta uno degli episodi più controversi nella carriera criminale di Artur Virgílio Alves Reis. Tornato a Lisbona nel 1922, Alves Reis decide di espandere i suoi interessi commerciali e finanziari acquisendo una società di rivendita di automobili americane. Tuttavia, la sua sete di potere e ricchezza lo porta a puntare ben più in alto: la Companhia Ambaca diventa il suo nuovo obiettivo.

Per ottenere il controllo della compagnia, Alves Reis adotta metodi subdoli e illegali. Utilizzando una combinazione di assegni senza copertura e frode finanziaria, si appropria indebitamente di circa 100.000 dollari americani, finanziando così la sua scalata al potere economico. Inoltre, utilizza il denaro sottratto dall’Ambaca per coprire i suoi debiti personali, creando così un circolo vizioso di inganni e corruzione.

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Con il denaro ottenuto in modo fraudolento, Alves Reis si spinge oltre e acquista anche la Companhia Mineira do Sul de Angola, ampliando così il suo impero finanziario in terre lontane. Tuttavia, prima che possa consolidare il suo controllo sulla società, viene scoperto e arrestato nel luglio del 1924, a Porto, per frode finanziaria e truffa. Le accuse si estendono anche al traffico di armi, evidenziando la natura criminale e sfrontata delle sue azioni.

Il caso delle banconote Vasco da Gama

Il caso delle banconote Vasco da Gama rappresenta uno degli episodi più audaci e controversi nella carriera criminale di Artur. Durante il breve periodo trascorso in prigione nel 1924, concepì il suo piano più ambizioso: falsificare un contratto a nome del Banco de Portugal, la banca centrale emittente della valuta portoghese. L’idea di Alves Reis era ottenere note illegittime, ma stampate da un’azienda legittima e con la stessa qualità delle vere.

Per mettere in atto il suo piano, Alves Reis reclutò vari complici e collaboratori, tra cui il finanziere olandese Karel Marang van Ijsselveere, lo spia tedesco Adolph Hennies e José Bandeira, il cui legame con l’ambasciata portoghese all’Aia era fondamentale. Attraverso Bandeira, ottenne l’approvazione di António Bandeira, fratello dell’ambasciatore, per il contratto falsificato.

Alves Reis riuscì a far riconoscere il contratto notarialmente e a farlo convalidare dai consolati di Inghilterra, Germania e Francia. Successivamente, falsificò le firme degli amministratori del Banco de Portugal e si rivolse alla Waterlow & Sons Limited di Londra, la stamperia ufficiale della banca centrale portoghese, per la stampa delle note contraffatte.

La Waterlow & Sons Limited stampò 200.000 note da 500 escudos, circa l’1% del PIL portoghese dell’epoca, con la data del 17 novembre 1922 e l’effigie di Vasco da Gama. Nonostante il suo ruolo di mente dietro la frode, Alves Reis ottenne solo il 25% delle note. Con i proventi della frode, fondò il Banco de Angola e Metrópole nel giugno del 1925 e tentò di controllare il Banco de Portugal, cercando di coprire le falsificazioni e di evitare indagini.

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La scoperta della frode

La truffa fu scoperta perchè Alves dos Reis fece un nel tentativo di prendere il controllo della Banca Centrale del Portogallo. Aveva già acquisito 25.000 delle 45.000 azioni necessarie per ottenere il controllo, quando emerse che il Banco de Angola e Metrópole stava concedendo prestiti a tassi di interesse molto bassi a soggetti privati, nonostante avesse poche riserve di risparmio.

Lo scandalo esplose il 5 dicembre 1925, non grazie a un’indagine della Banca Centrale, ma grazie a un articolo di giornale su O Seculo, che rivelò tutti i dettagli della truffa.

Gli affari poco trasparenti del Banco de Angola e Metrópole attirarono l’attenzione dei giornalisti, che riuscirono a svelare il complotto. Alves Reis fu arrestato il 6 dicembre 1925, mentre tornava da Angola a bordo del “Adolph Woerman”. La maggior parte dei suoi complici fu individuata e arrestata, mettendo fine alla più grande frode finanziaria della storia portoghese.

Le conseguenze della truffa

Le conseguenze della truffa sull’escudo portoghese furono gravi. La valuta subì forti oscillazioni nei tassi di cambio con altre valute, come la sterlina inglese. La Banca Centrale dovette ritirare tutte le banconote da 500 escudos in circolazione e sostituirle. Dopo una lunga battaglia legale, la Waterlow & Sons fu condannata a risarcire un danno stimato intorno alle 600.000 sterline dell’epoca.

Lo scandalo indebolì ulteriormente la giovane democrazia portoghese e favorì l’ascesa al potere del dittatore Oscar Carmona, che pose fine alla Prima Repubblica.

Tuttavia, contrariamente a quanto spesso riportato, l’andamento dell’escudo portoghese non fu influenzato dalla truffa di Alves dos Reis. Le oscillazioni dell’escudo rispetto alla sterlina e all’oro erano già iniziate nel 1921 e avevano raggiunto il loro picco nel 1924, a causa delle eccessive emissioni di denaro da parte della Banca Centrale rispetto alle riserve d’oro disponibili.

Non esistono statistiche precise sull’andamento dei prezzi in quel periodo, ma si può notare che l’economia portoghese rimase relativamente stabile negli anni successivi alla scoperta della truffa. Infatti, anche se le banconote da 500 escudos furono ritirate, la massa monetaria rimase pressoché invariata e l’escudo portoghese mantenne una certa stabilità rispetto alla sterlina e all’oro negli anni successivi al 1925.

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Gli ultimi anni e la morte

Dopo essere stato condannato a una lunga pena di prigione, Alves Reis trascorse diversi anni dietro le sbarre prima di essere rilasciato per buona condotta. Tuttavia, la sua vita fu segnata dalla rovina finanziaria e dalla perdita di reputazione, e morì nel luglio 1955, all’età di 58 anni, senza mai riuscire a recuperare la sua fortuna o il suo status sociale.

La storia di Artur Virgílio Alves Reis rimane un esempio emblematico dei pericoli e delle conseguenze delle azioni fraudolente e criminali. Il suo nome è diventato sinonimo di inganno e corruzione, una figura che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del Portogallo.

Alves Reis nei media

Negli anni successivi, il caso di Alves Reis ha continuato a suscitare interesse nei media di tutto il mondo. Numerosi libri, inchieste giornalistiche e persino studi accademici hanno analizzato dettagliatamente il suo operato, contribuendo a mantenerne viva la memoria. Da questo bagaglio informativo sono stati tratti diversi film e serie televisive che hanno portato la storia di Alves Reis sullo schermo. In Italia, ad esempio, nel 1974 il personaggio di Alves Reis è stato interpretato da Paolo Stoppa nella miniserie TV “Accadde a Lisbona”. Questa produzione televisiva ha offerto agli spettatori italiani un’affascinante narrazione dei fatti legati alla vita del celebre truffatore portoghese. Inoltre, la RTP ha prodotto una serie televisiva intitolata “Alves dos Reis”, composta da 50 episodi, che ha debuttato il 12 gennaio 2001 e si è conclusa il 26 agosto dello stesso anno. La serie si focalizza sulla figura di Artur Alves dos Reis e ripercorre i principali eventi della sua vita, offrendo uno sguardo approfondito sulle sue gesta e sul contesto storico in cui si sono verificate.

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