Il Mondiale per Club e la disputa tra Brasilerão e Liga Portuguesa

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Il Mondiale per Club e la disputa tra Brasilerão e Liga Portuguesa

Da anni, sui social, i tifosi di squadre portoghesi e brasiliane si stuzzicano a colpi di meme, statistiche e provocazioni. Chi ha il campionato più competitivo? Il Brasileirão è davvero inaccessibile per una squadra europea come il Benfica o il Porto? I lusitani ribattono che i club brasiliani in Europa faticherebbero a tenere il passo contro avversari tatticamente più solidi, mentre i brasiliani rivendicano una qualità tecnica e una profondità di rosa che, a loro dire, le squadre portoghesi non possono nemmeno sognare.

Quale campionato ha il livello più alto tra Liga Portuguesa e Brasilerão?

Finora si trattava solo di dibattiti virtuali, ma il nuovo Mondiale per Club 2025, con il suo formato ampliato e scontri diretti tra club di continenti diversi, offre finalmente un palcoscenico reale per questa rivalità storica mai risolta. E il sorteggio ha voluto che, dopo più di 60 anni, una squadra brasiliana e una portoghese si affrontassero di nuovo in una competizione ufficiale.

L’ultima partita tra una squadra brasiliana e una portoghese

Per decenni, il dibattito tra tifosi brasiliani e portoghesi su quale scuola calcistica fosse superiore è rimasto puramente teorico. E non a caso: l’ultima volta che una squadra portoghese e una brasiliana si erano affrontate in una competizione ufficiale risaliva al lontano 1962, durante la Coppa Intercontinentale.

Quell’anno, il Santos di Pelé — fresco vincitore della Copa Libertadores — sfidò il Benfica campione d’Europa. Fu un doppio confronto epico che, ancora oggi, alimenta discussioni e nostalgie.

  • Andata (19 settembre 1962, Maracanã): il Santos si impose per 3-2, con una doppietta di Pelé. In panchina, a guidare il Benfica, c’era Fernando Riera, tecnico cileno spesso erroneamente confuso con Béla Guttmann.
  • Ritorno (11 ottobre 1962, Estádio da Luz): il Santos schiantò il Benfica con un perentorio 5-2, in una delle migliori prestazioni mai viste da Pelé, autore di una tripletta e dominatore assoluto della scena.
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Da allora, nessun altro confronto ufficiale tra club dei due paesi era mai avvenuto, lasciando il dibattito sul piano delle ipotesi.

La maledizione di Béla Guttmann e le conquiste del Porto

Quella sconfitta del 1962 fu anche l’ultima apparizione del Benfica in una finale intercontinentale. Pochi mesi dopo, l’allenatore Béla Guttmann — artefice della grande squadra portoghese — lasciò il club lanciando la sua celebre “maledizione”: «senza di me, il Benfica non vincerà mai più una coppa europea». E così è stato, con diverse finali perse nei decenni successivi.

Il Porto, al contrario, è riuscito a scrivere la propria storia internazionale. Ha vinto due volte la Champions League (1987 e 2004) e in entrambi i casi ha superato squadre sudamericane nei confronti diretti successivi:

  • Nel 1987, batté il Peñarol nella Supercoppa Intercontinentale.
  • Nel 2004, superò l’Once Caldas colombiana ai rigori nella Coppa Intercontinentale, completando un ciclo vincente sotto la guida di José Mourinho.

Tuttavia, questi confronti restavano limitati e rari. Solo nel 2025, grazie al nuovo formato del Mondiale per Club FIFA, Brasile e Portogallo si sono ritrovati faccia a faccia in campo. E la rivalità, mai sopita, è tornata a infiammarsi.

Il nuovo confronto: Porto vs Palmeiras (16 giugno 2025)

Il pareggio per 0-0 tra Porto e Palmeiras, andato in scena il 16 giugno 2025 nel quadro del nuovo Mondiale per Club FIFA, ha segnato il primo confronto ufficiale tra un club portoghese e uno brasiliano dopo oltre sessant’anni. Un evento storico che, sebbene privo di gol, ha riportato alla luce la rivalità sopita tra due scuole calcistiche legate da storia, lingua e un’insaziabile voglia di primeggiare.

Una partita equilibrata

La gara ha visto un Palmeiras più propositivo, con maggiore ritmo e freschezza atletica, mentre il Porto, reduce da un periodo turbolento in campionato e ancora in fase di preparazione, si è affidato alla compattezza difensiva e alle parate di Claudio Ramos, che sostuisce Diogo Costa fresco vincitore della Nations League. A brillare, su tutti, è stato Estevão Willian, giovane talento brasiliano già promesso al Chelsea, che ha messo in mostra dribbling, visione e personalità da veterano. Il 17enne è stato votato MVP della partita, confermandosi uno dei profili più interessanti del calcio mondiale.

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Una cornice internazionale

L’incontro si è giocato nel New Jersey, ma l’atmosfera era quella di un derby tropicale trapiantato oltreoceano. I tifosi brasiliani hanno colorato Times Square, occupato i locali del gigantesco American Dream Mall e trasformato l’evento in una festa verdeoro. Anche i sostenitori del Porto hanno fatto sentire la loro voce, ma in netta minoranza rispetto alla travolgente presenza paulista. Un segnale della passione e del peso globale che il calcio sudamericano continua a esercitare.

Il Mondiale per Club come palcoscenico moderno

Con l’edizione 2025, la FIFA ha inaugurato un nuovo formato a 32 squadre, ispirato al modello dei Mondiali per nazionali. Non più un torneo di fine anno tra i vincitori continentali, ma una vera e propria Champions League globale, con fasi a gironi, scontri diretti e una copertura mediatica senza precedenti. Per squadre come Porto e Palmeiras, questo torneo rappresenta un banco di prova concreto per confrontare strutture, filosofie e qualità del calcio tra continenti.

Tattica europea vs ritmo sudamericano

Uno degli aspetti più dibattuti del match è stato il differente stato di forma delle due squadre. Il Palmeiras è nel pieno del Brasileirão, con automatismi già rodati e un ritmo partita più alto. Il Porto, invece, ha appena iniziato il precampionato, con molti titolari reduci da vacanze e un allenatore ancora alla ricerca del miglior undici.

A tutto questo si aggiunge la crisi recente del Porto in campionato, con un terzo posto amaro alle spalle di Sporting e Benfica e un cambio di panchina ancora fresco. Se da un lato il pareggio può essere letto come una vittoria tattica dei portoghesi, dall’altro evidenzia le difficoltà di competitività fuori contesto europeo, dove la fisicità e il ritmo sono molto più alti già da giugno.


Questo primo confronto moderno tra Brasile e Portogallo non ha ancora sciolto il dubbio su chi sia più forte. Ma ha riportato al centro del dibattito una rivalità affascinante, che il Mondiale per Club 2025 potrebbe alimentare ancora a lungo.

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Il significato simbolico e mediatico

Questo scontro non valeva solo un passaggio del turno. In palio c’era (e c’è) l’orgoglio di due scuole calcistiche “sorelle”, che condividono la lingua ma spesso si misurano solo virtualmente. Per i club portoghesi, è un modo per mostrare che, nonostante un mercato più piccolo e meno budget, possono ancora competere con realtà calcisticamente gigantesche come quella del Brasilerão.
Per i brasiliani, si tratta invece di difendere l’orgoglio nazionale e la potenza storica di un campionato che esporta talenti in Europa e vanta una tifoseria sconfinata.

L’interesse mediatico è stato amplificato dalla presenza di brand globali e sponsor, interessati a cavalcare il nuovo format del torneo e ad agganciare sia il mercato europeo che quello sudamericano. Per la FIFA, questa è la conferma che il nuovo Mondiale per Club può essere un prodotto appetibile e coinvolgente.

Prospettive future: una rivalità che chiede spazio

Il pareggio tra Porto e Palmeiras potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo nella storia delle competizioni internazionali: una rivalità finalmente concreta, che va oltre le chiacchiere da tastiera. Se per decenni il dibattito tra tifosi portoghesi e brasiliani è rimasto confinato a ipotesi e simulazioni da Football Manager, oggi esiste un palcoscenico dove verificare tutto: il nuovo Mondiale per Club a 32 squadre.

Questa prima sfida, pur finita 0-0, ha mostrato quanto interesse può generare un confronto tra due scuole calcistiche così affini e al tempo stesso diverse. La curiosità del pubblico, l’impatto mediatico e la partecipazione delle community digitali dimostrano che esiste un potenziale narrativo enorme, che la FIFA farebbe bene a coltivare.

Serve continuità, non eccezioni: più incroci, più storie, più rivalità vere. Se Brasile e Argentina si affrontano spesso in Copa Libertadores, perché non immaginare una dinamica simile tra Brasile e Portogallo, magari con tornei estivi, Supercoppe intercontinentali o format che valorizzino questo legame storico?

Per i tifosi, l’idea che una squadra del Brasilerão come il Flamengo possa sfidare il Benfica, o che lo Sporting se la giochi con l’Atlético Mineiro, non è più solo un sogno da thread su Twitter. È un desiderio che ha trovato finalmente una cornice reale. E a giudicare dalle reazioni, siamo solo all’inizio.


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