Un portoghese ha vinto una maratona a Pyongyang in Corea del Nord in modo incredibile

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João Sousa Pinto, 25 anni, originario di Porto, si trovava in vacanza in Cina quando decise, quasi per caso, di iscriversi alla Maratona Internazionale di Pyongyang in Corea del Nord. Spinto dalla curiosità di entrare in uno dei paesi più chiusi del mondo, optò per la gara dei 10 km, senza aspettative particolari.

Qualche tempo fa vi avevamo raccontato una storia ai limiti dell’incredibile che parlava di come in Corea del Nord avessero alterato la realtà sportiva. I media del paese avevano infatti raccontato che il Portogallo avesse vinto i Mondiali di calcio del 2010, per giustificare la pesa sconfitta della Corea del Nord.

La storia di oggi arriva ancora dalla Corea del Nord e seppure un po’ diversa è comunque incredibile.

Un’impresa oltre i confini

João Sousa Pinto, 25 anni, originario di Porto, si trovava in vacanza in Cina quando decise, quasi per caso, di iscriversi alla Maratona Internazionale di Pyongyang. Spinto dalla curiosità di entrare in uno dei paesi più chiusi del mondo, optò per la gara dei 10 km, senza aspettative particolari.

Inaspettatamente, tagliò il traguardo per primo, davanti a 50.000 spettatori riuniti allo Stadio Kim Il-sung. La sua vittoria fu celebrata come un evento straordinario, anche per la presenza del leader nordcoreano Kim Jong-un, che avrebbe assistito alla gara dagli spalti. L’impresa fu trasmessa dalla televisione locale e riportata dai media ufficiali del regime.

La Maratona di Pyongyang: un evento unico

La Maratona Internazionale di Pyongyang si tiene ogni anno per celebrare il compleanno di Kim Il-sung, fondatore della Corea del Nord. Più che una semplice gara sportiva, è un evento politico e simbolico, organizzato con estrema precisione per offrire un’immagine idealizzata del paese.

Alla competizione partecipano circa 500 atleti stranieri, provenienti in gran parte da paesi amici o neutrali come Cina, Russia, Marocco ed Etiopia. La loro presenza è soggetta a regole rigide: non possono muoversi liberamente e sono costantemente accompagnati da guide ufficiali.

Il percorso della maratona inizia e termina allo Stadio Kim Il-sung e attraversa i principali punti d’interesse della capitale: la Torre Juche, l’Arco di Trionfo, il Grand People’s Study House e il Monumento alla Fondazione del Partito. Una cornice monumentale pensata per mostrare al mondo ordine, disciplina e potenza simbolica.

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L’esperienza nordcoreana: tra curiosità e restrizioni

Il viaggio è stato organizzato attraverso Koryo Tours, un’agenzia di viaggi specializzata e partner esclusivo dell’evento sportivo. João ha potuto accedere alla Corea del Nord solo grazie a questo canale ufficiale, come previsto per tutti gli atleti stranieri.

Fin dall’arrivo, le limitazioni imposte ai turisti sono apparse evidenti: il passaporto viene ritirato all’ingresso nel paese, ogni movimento è soggetto a controlli severi e non è consentito muoversi senza guida.

João ha osservato con attenzione la vita quotidiana nordcoreana: assenza quasi totale di traffico, connessione internet limitata e applicazioni locali controllate dalle autorità. Un contesto che ha suscitato riflessione e stupore.

La gara: una vittoria inaspettata

Senza una preparazione specifica, João si è iscritto alla gara dei 10 km con l’unico obiettivo di vivere un’esperienza irripetibile. Non si aspettava certo di vincere, tanto meno in un contesto così particolare.

Con grande sorpresa, è stato proprio lui a tagliare il traguardo per primo, superando atleti provenienti da tutto il mondo. La sua vittoria è stata celebrata con una cerimonia ufficiale, trasmessa in televisione e pubblicata sui giornali del regime.

Riflessioni personali: oltre la corsa

Durante il soggiorno, João ha vissuto una gamma di emozioni contrastanti: dalla curiosità iniziale alla consapevolezza delle forti restrizioni imposte alla popolazione. Ha constatato come molti nordcoreani non abbiano reale conoscenza del mondo esterno, vivendo in un sistema completamente isolato.

L’esperienza lo ha spinto a voler continuare a viaggiare e a praticare sport, ispirato anche dal padre maratoneta, figura importante nel suo percorso di crescita.

Un’esperienza tra sport e mistero

La presunta vittoria di João Sousa Pinto in Corea del Nord non è solo un racconto sportivo, ma una rara incursione in un contesto culturale e politico tra i più chiusi al mondo.

In un paese dove l’informazione è controllata e dove le immagini ufficiali scarseggiano, nessuno può dire con certezza se João abbia davvero tagliato il traguardo per primo. Eppure, il suo racconto resta il simbolo di come lo sport possa abbattere barriere, generare incontri improbabili e lasciare domande aperte anche al di là della corsa.

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