La maledizione di Béla Guttmann

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“Una semplice frase, pronunciata in un momento di rabbia, ha condannato il Benfica a un destino amaro e beffardo. Da oltre 60 anni, la squadra più gloriosa del Portogallo è perseguitata da una maledizione che sembra non voler svanire, bloccando ogni tentativo di tornare sul trono del calcio europeo.”

Béla Guttmann, leggendario allenatore ungherese, arrivò al Benfica nei primi anni ’60 e rivoluzionò il club, portandolo a vincere due Coppe dei Campioni consecutive, nel 1961 e nel 1962. Con la sua mentalità innovativa e il suo carisma, Guttmann trasformò il Benfica in una potenza europea. Tuttavia, dopo il secondo trionfo, chiese un aumento di stipendio, ma fu respinto dalla dirigenza. Fu allora che, in un impeto di collera, pronunciò la famosa frase:

“Senza di me, il Benfica non vincerà mai più una Coppa dei Campioni.”

Quella che sembrava solo una minaccia, col tempo si è trasformata in una profezia che ha segnato la storia del club.

La figura di Béla Guttmann

Le origini di Guttmann

Béla Guttmann nacque nel 1899 in Ungheria, e la sua carriera nel mondo del calcio iniziò come giocatore. Fu un difensore solido e carismatico, ma fu come allenatore che lasciò il segno più indelebile. Prima di approdare al Benfica, Guttmann aveva già allenato club importanti in Europa e Sud America, tra cui l’AC Milan, il São Paulo e il Porto. Durante la sua carriera, si fece notare per le sue idee tattiche innovative, come l’adozione del 4-2-4, un modulo che prediligeva il gioco offensivo, che contribuì a rivoluzionare il calcio moderno. I suoi successi includevano titoli nazionali in Brasile e Portogallo, dimostrando una capacità innata di adattarsi a diversi contesti calcistici.

Il suo impatto sul Benfica

Nel 1959, Guttmann approdò al Benfica e cambiò radicalmente le sorti del club. Con la sua abilità tattica e il suo carisma, trasformò una squadra che fino a quel momento era solo una delle tante in Europa in una vera e propria corazzata. Sotto la sua guida, il Benfica vinse due Coppe dei Campioni consecutive, nel 1961 contro il Barcellona e nel 1962 contro il Real Madrid.

Con giocatori come Eusébio, Guttmann riuscì a creare una squadra temibile, capace di imporsi su qualsiasi avversario. Il Benfica divenne, grazie a lui, una delle squadre più rispettate e temute nel panorama calcistico europeo.

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Un personaggio controverso

Tuttavia, Guttmann non era solo un maestro di tattiche. Era anche un personaggio dal carattere forte, noto per la sua intransigenza e le sue convinzioni granitiche. Un aneddoto celebre lo vede rifiutare la tradizione di baciare il crocifisso della Madonna di Fatima prima della finale del 1962, affermando che “il calcio si vince sul campo, non con le preghiere”. Era altrettanto famoso per le sue relazioni turbolente con i dirigenti delle squadre che allenava. Non amava le ingerenze nel suo lavoro e pretendeva rispetto per il suo ruolo e per i risultati che portava. Questo atteggiamento lo portò a scontri con vari presidenti, culminando con il famoso litigio con la dirigenza del Benfica.


La maledizione di Béla Guttmann

Il litigio con il Benfica

Il punto di rottura tra Guttmann e il Benfica arrivò dopo il trionfo del 1962. Dopo aver portato al club due Coppe dei Campioni consecutive, Guttmann chiese un aumento di stipendio, ritenendo che i suoi successi meritassero un riconoscimento economico. Tuttavia, la dirigenza del Benfica respinse la sua richiesta, portando Guttmann a lasciare il club in preda alla rabbia. Prima di partire, pronunciò la frase che avrebbe segnato il destino della squadra:

“Senza di me, il Benfica non vincerà mai più una Coppa dei Campioni.”

In quel momento, sembrava solo l’ultimo atto di un allenatore deluso, ma con il passare degli anni, quelle parole si sono trasformate in una vera e propria maledizione.

Le parole che fanno la storia

La profezia di Guttmann si è avverata in maniera tragica per il Benfica. Da quel momento, la squadra ha partecipato a numerose finali europee, perdendole tutte. La maledizione si è abbattuta su ogni tentativo di risalita, creando un alone di fatalità attorno a ogni finale.

Per comprendere appieno l’impatto di questa maledizione, possiamo confrontarla con altre celebri maledizioni sportive, come quella dei Chicago Cubs nel baseball americano o la “Maledizione del Bambino” che afflisse i Boston Red Sox per decenni. Questi parallelismi sottolineano come lo sport, a volte, sembri obbedire a forze misteriose e imprevedibili, dove il destino e la superstizione giocano un ruolo altrettanto importante quanto il talento e la tattica.

Tutte le finali europee perse dal Benfica

Una maledizione che si manifesta dal 1962

Dopo l’addio di Béla Guttmann nel 1962, il Benfica ha continuato a essere una delle squadre più competitive d’Europa. Tuttavia, ogni volta che il club si avvicinava alla conquista di un nuovo trofeo europeo, la maledizione sembrava inesorabilmente manifestarsi. Le sconfitte accumulate in finali europee hanno alimentato la leggenda, e i tifosi hanno iniziato a percepire ogni tentativo di vittoria come una lotta contro il destino.

Elenco delle finali perse

  • 1963 (Coppa dei Campioni): A un solo anno dall’addio di Guttmann, il Benfica raggiunge la finale della Coppa dei Campioni, ma viene sconfitto dal Milan per 2-1 a Wembley. Questa è la prima occasione in cui la maledizione sembra materializzarsi, impedendo ai lusitani di sollevare un altro trofeo europeo.
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  • 1965 (Coppa dei Campioni): Due anni dopo, il Benfica arriva ancora una volta in finale, ma questa volta viene sconfitto dall’Inter di Helenio Herrera, che vince 1-0 con un gol di Jair. La maledizione continua.
  • 1968 (Coppa dei Campioni): In una delle finali più epiche della storia del torneo, il Benfica affronta il Manchester United. Dopo un 1-1 nei tempi regolamentari, la squadra portoghese crolla nei supplementari, perdendo 4-1. È un altro segnale che la profezia di Guttmann non è stata dimenticata.
  • 1983 (Coppa UEFA): Il Benfica giunge alla finale della Coppa UEFA contro l’Anderlecht. Dopo una sconfitta per 1-0 all’andata in Belgio, il pareggio per 1-1 a Lisbona nella gara di ritorno non è sufficiente per ribaltare il risultato complessivo. Ancora una volta, il Benfica si trova a un passo dal trionfo, ma la maledizione persiste.
  • 1988 (Coppa dei Campioni): A Stoccarda, il Benfica affronta il PSV Eindhoven in una finale che si conclude ai rigori. Dopo un estenuante 0-0 nei tempi regolamentari e supplementari, il PSV vince 6-5 ai rigori, infliggendo al Benfica un’altra sconfitta dolorosa e mantenendo viva la maledizione.
  • 1990 (Coppa dei Campioni): A Vienna, la città natale di Béla Guttmann, il Benfica affronta il Milan. Nonostante le speranze che giocare in casa del leggendario allenatore potesse spezzare la maledizione, i rossoneri vincono 1-0 grazie a un gol di Frank Rijkaard. Un’altra occasione sfumata.
  • 2013 (Europa League): Dopo una lunga assenza dalle finali europee, il Benfica torna a lottare per un trofeo, questa volta in Europa League contro il Chelsea. Nonostante una prestazione coraggiosa, viene sconfitto 2-1 con un gol di Branislav Ivanović nei minuti finali. Ancora una volta, la maledizione si fa sentire.
  • 2014 (Europa League): Solo un anno dopo, il Benfica torna in finale di Europa League, questa volta contro il Sevilla. Dopo un pareggio a reti inviolate nei tempi regolamentari e supplementari, il Sevilla vince 4-2 ai rigori, prolungando l’incubo europeo del Benfica.

Una sfilza di delusioni

Ogni finale persa ha aggiunto un tassello alla leggenda della maledizione di Béla Guttmann, trasformandola in una vera e propria ossessione per i tifosi. Ogni sconfitta ha alimentato la convinzione che il club non possa sfuggire a questa fatale profezia, rendendo ogni finale una lotta non solo contro l’avversario sul campo, ma contro il destino stesso. Ogni tentativo di rompere la maledizione si è trasformato in una nuova delusione, e i tifosi del Benfica sono ormai abituati a vedere ogni finale come un campo minato, dove la storia e la superstizione sembrano avere il controllo.

Il mito di Béla Guttmann e le sue implicazioni


La maledizione di Béla Guttmann non è solo una semplice leggenda, ma è diventata parte integrante della cultura del Benfica. Nel corso degli anni, tifosi e membri della squadra hanno discusso e dibattuto se la maledizione sia reale o solo un mito. Alcuni giocatori e allenatori hanno ammesso di sentire il peso di questa leggenda, mentre altri hanno minimizzato l’influenza di tale superstizione, attribuendo le sconfitte a circostanze sfortunate o al valore degli avversari.

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Le testimonianze dei tifosi sono quelle che riflettono maggiormente la credenza nella maledizione. Per molti, la “profezia” di Guttmann è diventata una spiegazione quasi ineluttabile per ogni sconfitta in finale, trasformando ogni partita decisiva in una questione di fede oltre che di tattica.

Gli sforzi per infrangere la maledizione di Béla Guttmann


Nel corso degli anni, sono stati tentati vari modi per spezzare il sortilegio di Guttmann. Tra gli episodi più noti, c’è la visita di Eusebio alla tomba del leggendario allenatore, poco prima della finale di Coppa dei Campioni del 1990 a Vienna. Eusebio, considerato uno dei più grandi giocatori del Benfica, si recò in pellegrinaggio nella speranza di ottenere una sorta di “perdono” e rompere la maledizione. Tuttavia, nonostante il gesto simbolico, il Benfica perse ancora una volta.
Altri tentativi includono riti scaramantici, preghiere collettive e gesti propiziatori fatti dai tifosi, tutti nel vano tentativo di mettere fine a questa lunga serie di sfortune europee.


L’eredità di Béla Guttmann

Un’eredità di successi, ma anche di ombre

Nonostante la maledizione, Béla Guttmann rimane una figura rivoluzionaria nella storia del calcio. È stato uno degli allenatori più innovativi del suo tempo, introducendo tattiche che hanno cambiato il modo di intendere il calcio moderno. Sotto la sua guida, il Benfica vinse due Coppe dei Campioni consecutive, un’impresa che all’epoca consolidò il club tra i giganti del calcio europeo. Guttmann ha lasciato un segno indelebile anche fuori dal Benfica, grazie ai suoi successi in diverse squadre in Europa e Sud America, contribuendo all’evoluzione del calcio globale.


Tuttavia, il suo nome rimane inevitabilmente legato a quella fatidica frase, e la sua eredità è per sempre avvolta nell’ombra della maledizione.

Oltre la maledizione di Béla Guttmann

Malgrado il fardello della maledizione, il Benfica resta una delle squadre più iconiche d’Europa. La sua storia è ricca di trionfi nazionali, record e leggende, e il club continua a essere una potenza nel panorama calcistico europeo. Le finali europee perse sono solo una parte della sua eredità, che include decine di titoli e un seguito di tifosi appassionati che non hanno mai smesso di sognare.


Il futuro del Benfica


La domanda rimane: il Benfica riuscirà mai a spezzare questa maledizione che lo perseguita da oltre 60 anni? Ogni stagione in cui il club si avvicina alla gloria europea, la speranza si rinnova, insieme alla consapevolezza che il peso della storia è sempre presente. Ma i tifosi continuano a credere, e il Benfica continua a lottare, sempre con lo sguardo rivolto alla prossima finale europea.

Una maledizione o una profezia che si auto-avvera?:

Alcuni psicologi sportivi e commentatori hanno ipotizzato che la convinzione in questa maledizione possa aver influenzato le prestazioni del Benfica nelle finali europee. La paura del fallimento, alimentata dalla storia e dalla leggenda, potrebbe aver inciso negativamente sulle squadre, trasformando la maledizione in una sorta di profezia che si auto-avvera. Tuttavia, il futuro è ancora tutto da scrivere, e forse un giorno il Benfica riuscirà finalmente a spezzare le catene che lo legano al passato, riportando a casa quella tanto agognata coppa europea.

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