La lista dei nomi dei bambini di Ventura stranieri ha agitato il Parlamento

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André Ventura, ha attirato forti critiche dopo che due dei suoi rappresentanti – la deputata Rita Matias e lo stesso Ventura – hanno reso pubblica una lista di nomi di bambini presumibilmente stranieri iscritti in una scuola pubblica nella zona di Lisbona.

Chega, Rita Matias e la polemica che scuote il Portogallo

Nel cuore del dibattito politico portoghese si è recentemente scatenata una nuova e controversa polemica. Il partito di estrema destra Chega, guidato da André Ventura, ha attirato forti critiche dopo che due dei suoi rappresentanti – la deputata Rita Matias e lo stesso Ventura – hanno reso pubblica una lista di nomi di bambini presumibilmente stranieri iscritti in una scuola pubblica nella zona di Lisbona. L’obiettivo: dimostrare la “sostituzione etnica” nelle scuole, secondo la loro narrazione politica. Ma cosa è successo davvero? E questa azione è legale?


Cosa è accaduto

Tutto è iniziato quando Rita Matias ha pubblicato un video sui social in cui elencava una serie di nomi di bambini, secondo lei di origine straniera, iscritti in una scuola pubblica portoghese. Poco dopo, André Ventura ha portato la stessa lista in Parlamento, leggendola ad alta voce in piena Assemblea della Repubblica.

Il gesto aveva un chiaro intento politico: sottolineare, secondo Chega, l’“immigrazione eccessiva” e il cambiamento demografico in atto in Portogallo. Ma ha provocato un’ondata di indignazione tra i partiti democratici, le organizzazioni per i diritti umani e l’opinione pubblica.

I nomi che possono essere dati ai bambini portoghesi sono infatti limitati e nessuno dei nomi letti ne faceva chiaramente parte.


È legale leggere pubblicamente i nomi di bambini?

Secondo il costituzionalista Jorge Pereira da Silva, intervistato dalla CNN Portugal, l’azione non rappresenta una violazione della legge. La spiegazione giuridica è semplice:

  • I nomi, da soli, non permettono di identificare le persone. Non sono accompagnati da cognomi, indirizzi o altri dati sensibili.
  • Il nome proprio non è considerato un “dato sensibile” secondo la legge sulla protezione dei dati.
  • Inoltre, i deputati godono di una protezione speciale: l’articolo 157 della Costituzione portoghese afferma che non possono essere perseguiti penalmente o civilmente per opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni parlamentari.
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In breve: “Non è stato bello, ma non è illegale”, ha riassunto l’esperto.


Una lista inventata?

A complicare ulteriormente la questione, c’è il fatto che né Ventura né Matias hanno verificato l’autenticità della lista. La stessa Rita Matias ha ammesso alla radio Observador che il partito non ha controllato se i nomi corrispondessero davvero a una scuola reale. Ventura ha poi affermato che la lista era “pubblica”, ma non ha fornito ulteriori prove.


La questione etica e politica

Anche se non si tratta di un reato, molti osservatori sottolineano la gravità etica e politica dell’episodio. Utilizzare nomi di bambini – anche in forma anonima – per alimentare una narrativa contro l’immigrazione, è visto da molti come un atto di populismo estremo e di strumentalizzazione dell’infanzia a fini politici.

Inoltre, il gesto si inserisce in un momento politico ben preciso: proprio in questi giorni, il Parlamento sta discutendo una possibile revisione della legge sulla nazionalità, che potrebbe rendere più difficile l’accesso alla cittadinanza per i figli di immigrati nati in Portogallo. Il partito Chega richiede fermamente tale revisione.


Chega, il partito dell’estrema destra in Portogallo

Per chi non conosce il contesto politico portoghese, Chega è un partito fondato nel 2019 e rapidamente cresciuto nei consensi grazie a una retorica anti-immigrazione, nazionalista e populista. Alle elezioni legislative del 2024 ha ottenuto circa il 18% dei voti, diventando la terza forza politica del paese. Il suo leader, André Ventura, è noto per i toni accesi e per le provocazioni politiche.


Il caso dei “nomi stranieri” letti in Parlamento è solo l’ultima manifestazione di una deriva identitaria sempre più presente anche in Portogallo. Se da un lato la legge tutela la libertà di espressione dei parlamentari, dall’altro la società civile si interroga sui limiti etici del dibattito politico.

In un Paese storicamente aperto e multiculturale, episodi come questo sollevano domande importanti sul futuro del pluralismo e della convivenza. E anche se “sono solo nomi”, l’uso politico che se ne fa racconta molto di più.

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