Il caso irrisolto dello Squartatore di Lisbona

Il caso dello Squartatore di Lisbona (“Estripador de Lisboa” in portoghese) è uno dei misteri più inquietanti e terrificanti che ha scosso il Portogallo durante tutti gli anni ’90. Tra il 1992 e il 1993, una serie di omicidi brutali ha seminato il panico tra i cittadini, lasciando la polizia e l’opinione pubblica in stato di costante tensione.
Donne trovate uccise con modalità spietate alimentavano l’angoscia di un killer senza volto e senza nome, una figura sfuggente che, nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, non fu mai catturata. Questo crimine irrisolto, tuttora avvolto nel mistero, continua a sollevare domande e a far parlare chiunque voglia comprendere il lato oscuro della storia di Lisbona.
Chi era lo Squartatore di Lisbona?
Lo Squartatore di Lisbona è una figura oscura e misteriosa che ha seminato terrore tra il 1992 e il 1993, lasciando dietro di sé una scia di orrore. Questo nome è stato attribuito a un assassino seriale che ha preso di mira tre donne, tutte prostitute, nel cuore della capitale portoghese. Gli omicidi si caratterizzavano per una violenza inaudita e mutilazioni raccapriccianti, che evocano inquietanti parallelismi con il famigerato Jack lo Squartatore. Nonostante gli sforzi della polizia e l’intervento dell’FBI, l’identità del killer non è mai stata svelata, alimentando un alone di mistero che persiste ancora oggi.
Cronologia degli omicidi
Primo delitto: Maria Valentina (luglio 1992)
Il primo crimine avvenne nel luglio del 1992, quando il corpo di Maria Valentina venne ritrovato brutalmente mutilato. La donna, una prostituta, venne assassinata in modo particolarmente cruento, con segni di violenza estremi. Le ferite evidenziavano la precisione con cui l’assassino agì, facendo pensare a una metodologia studiata e organizzata. La rimozione degli organi interni suggeriva un’intenzione simbolica, oltre che sadica.
Secondo delitto: Maria Fernanda (gennaio 1993)
Nel gennaio del 1993, il corpo di Maria Fernanda venne scoperto in circostanze altrettanto agghiaccianti. Come nel caso di Valentina, la vittima subì mutilazioni severe, con un’aggiunta macabra: la rimozione di uno dei seni. Questo segnale di escalation della brutalità portò gli investigatori a considerare che ci fosse un collegamento tra i due omicidi. I segni lasciati sul corpo, simili per metodo e violenza, non lasciavano spazio a dubbi: lo stesso killer aveva colpito di nuovo.
Terzo delitto: Maria João (marzo 1993)
A marzo del 1993, lo Squartatore di Lisbona compì il suo terzo e ultimo omicidio conosciuto. La vittima, Maria João, fu trovata con ferite ancora più devastanti rispetto ai casi precedenti. Le mutilazioni erano evidenti e sembrava che l’assassino stesse affinando il suo metodo. La scelta delle vittime, tutte prostitute e con il nome di battesimo “Maria“, lasciò spazio a speculazioni sulla possibilità di una motivazione ritualistica o simbolica, anche se non fu mai provata una connessione specifica tra loro.
Questi tre crimini segnano una delle pagine più oscure della storia recente di Lisbona, avvolta ancora oggi nel mistero e nella paura di un assassino che potrebbe non essere mai stato catturato.
Caratteristiche delle vittime
Le vittime dello Squartatore di Lisbona condividevano tratti comuni che le resero facili prede per il loro assassino. Erano tutte prostitute, emarginate dalla società, e vivevano ai margini della legalità. Oltre alla professione, erano accomunate da una vita segnata da tossicodipendenza e dalla sieropositività all’HIV, un dettaglio che accentuava la loro vulnerabilità. Questo aspetto fece emergere una serie di teorie su un possibile movente, che includeva un desiderio di “punizione” o una vendetta di tipo morale da parte del killer.
Una curiosa connessione tra le tre vittime era il loro nome: tutte si chiamavano Maria. Questo dettaglio sollevò numerosi interrogativi tra gli investigatori, che ipotizzarono che l’assassino potesse scegliere le sue vittime non solo per la loro condizione sociale, ma anche per una specifica ossessione o simbologia legata al nome. Il nome “Maria”, largamente diffuso in Portogallo, poteva essere un altro indizio dell’apparente disprezzo dell’assassino per determinate figure femminili.
Analisi del tipo di omicidi
Gli omicidi erano caratterizzati da mutilazioni sistematiche e dall’asportazione di organi, segni che indicavano una notevole ferocia e un controllo psicologico sull’atto. La scelta delle mutilazioni, che includevano la rimozione di organi interni e di parti del corpo, faceva pensare a un killer metodico, con una conoscenza almeno basilare di anatomia o con un’agghiacciante pratica nell’esecuzione di tali atti. Gli investigatori ipotizzarono che queste azioni potessero essere parte di un rituale personale o una firma del killer, similmente ad altri casi famosi nella storia degli assassini seriali.
L’indagine della Polizia
La Polizia Judiciária portoghese si trovò presto a combattere contro il tempo, senza indizi concreti o prove fisiche significative che potessero identificare il killer. Le difficoltà principali risiedevano nel contesto sociale delle vittime: provenendo da ambienti marginalizzati, era difficile per le autorità ottenere informazioni o testimonianze rilevanti. Le indagini si arenarono più volte a causa della scarsità di elementi utili, rendendo questo un caso freddo.
Nel tentativo di avanzare, la polizia portoghese chiese l’aiuto dell’FBI, esperta in casi simili negli Stati Uniti. Gli agenti dell’FBI iniziarono un confronto tra il caso dello Squartatore di Lisbona e quello degli omicidi di New Bedford, in Massachusetts, dove diverse prostitute erano state uccise in circostanze analoghe. Tuttavia, nonostante le somiglianze tra i due casi, non fu possibile stabilire una connessione solida tra gli omicidi.
Piste false e teorie speculative: Il presunto coinvolgimento di José Guedes nel 2011
Nel 2011, quasi due decenni dopo gli omicidi, un nuovo colpo di scena riaccese l’interesse sul caso dello Squartatore di Lisbona. Il 30 novembre, la Polizia Giudiziaria portoghese riaprì le indagini in seguito alla partecipazione di un ventunenne di nome Joel Guedes al reality show portoghese Secret Story – A Casa dos Segredos 2. Nello show, ogni concorrente aveva un segreto da nascondere, e Joel rivelò che il suo era: “sono il figlio dello squartatore di Lisbona”. Il padre, José Pedro Guedes, all’epoca quarantaseienne, venne subito identificato come il sospetto killer. Questa dichiarazione fece crescere i sospetti della polizia, e prima di essere arrestato, José Guedes confessò dettagli sugli omicidi in un’intervista al giornale online Sol.
Nonostante la confessione, José Guedes non poté essere processato per gli omicidi dello squartatore poiché il reato era caduto in prescrizione nel 2008. Rimase comunque agli arresti per ulteriori indagini su presunti omicidi commessi in Germania e ad Aveiro nel 2000, per i quali avrebbe potuto ancora essere condannato.
La presunta confessione di José Guedes
Tuttavia, questa confessione venne successivamente ritenuta falsa e interpretata come un tentativo di attirare l’attenzione dei media. Guedes cercava probabilmente di sfruttare la notorietà legata al caso per fini personali, dato il clamore mediatico attorno alla sua partecipazione al reality show del figlio. Gli investigatori esclusero José Guedes come colpevole, poiché la sua confessione non combaciava con le prove forensi raccolte all’epoca dei crimini. Questa confessione, seppur infondata, causò ulteriore confusione nelle indagini e rallentò il progresso verso una risoluzione.
Profilo psicologico del killer
Gli esperti che si occuparono del caso delinearono il profilo dello Squartatore di Lisbona come quello di un individuo solitario, metodico e privo di relazioni dirette con le vittime. Si ipotizzò che il killer potesse aver scelto le sue vittime per la loro vulnerabilità, trattandosi di prostitute ed emarginate sociali. Il confronto con Jack lo Squartatore di Londra fu inevitabile: entrambe le figure rimasero un mistero, non vennero mai identificate, e i loro metodi brutali e sistematici di mutilazione alimentarono la leggenda attorno alle loro identità.
Impatto nella cultura popolare
Il mistero dello Squartatore di Lisbona ha lasciato un segno profondo nella cultura portoghese. Libri, documentari e programmi televisivi hanno raccontato la storia, cercando di dare un volto a un killer mai identificato. Anche a distanza di oltre 30 anni, il fascino del caso continua a intrigare il pubblico, confermando come il mistero e l’orrore persistano nell’immaginario collettivo.
Recentemente, il quotidiano portoghese Observador ha lanciato un podcast intitolato “A Caça ao Estripador de Lisboa”, dedicato alla ricostruzione e all’analisi del mistero dello Squartatore di Lisbona. Questo podcast offre una nuova prospettiva sul caso, esaminando le indagini, gli indizi e le testimonianze dell’epoca, nel tentativo di far luce su uno dei crimini più spaventosi che hanno terrorizzato il Portogallo negli anni ’90. Attraverso interviste e approfondimenti, il programma cerca di esplorare le ombre di un enigma ancora irrisolto.
Speculazioni e teorie
Uno degli aspetti più intriganti del caso dello Squartatore di Lisbona è la possibilità di un collegamento con crimini simili avvenuti in altre parti d’Europa negli anni ’90. Alcuni investigatori e criminologi hanno avanzato l’ipotesi che il killer potesse essere un serial killer itinerante, che si spostava da una città all’altra, sfuggendo così alla cattura e creando una serie di omicidi isolati ma simili nel modus operandi. Questa teoria, sebbene non provata, contribuì a complicare ulteriormente le indagini, lasciando spazio a incertezze e nuove speculazioni.
Il caso rappresenta anche un clamoroso fallimento della giustizia. Nonostante gli sforzi della Polizia Judiciária e il coinvolgimento dell’FBI, i crimini commessi dallo Squartatore sono caduti in prescrizione nel 2008, rendendo impossibile perseguire legalmente il colpevole, anche se fosse stato identificato. Questo ha creato un profondo senso di frustrazione tra le autorità e le famiglie delle vittime, che ancora oggi non hanno ottenuto giustizia per i brutali omicidi.