E se il Grande Fratello fosse tutto recitato e programmato?

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Immagina per un attimo che tutte le dinamiche, i drammi, e i colpi di scena del famoso reality show il Grande Fratello non siano reali, ma scritti a tavolino, come in un copione di una serie TV.

E se i concorrenti non fossero persone comuni, ma attori che interpretano ruoli predefiniti? Non è un’idea assurda, soprattutto se pensiamo a un esperimento di satira televisiva che il Portogallo ha già messo in scena con la serie comica Último a Sair.

Andata in onda su RTP1 nel 2011, Último a Sair è stata una parodia dei reality show, in particolare dei format di grande successo come Big Brother e Secret Story. A prima vista, lo show sembrava seguire fedelmente la stessa formula di questi programmi: un gruppo di “concorrenti” chiusi in una casa, osservati 24 ore su 24, impegnati in sfide, strategie e nomination settimanali. Tuttavia, dietro questa facciata si celava una grande satira: i “concorrenti” erano tutti attori professionisti, che interpretavano una serie di personaggi stereotipati.

Il progetto nasce dall’idea del comico portoghese Bruno Nogueira, che insieme a un cast di celebrità tra cui la cantante e attrice Luciana Abreu e il famoso cantante Roberto Leal, ha costruito una parodia che puntava a mettere a nudo i meccanismi dei reality show, facendo emergere la finzione insita in questi format “reali”. Ogni attore incarnava un tipo riconoscibile nei reality: c’era la diva, l’outsider, il macho, e la persona in sovrappeso. Le interazioni, i conflitti e i momenti drammatici, tutti elementi cardine dei reality, venivano portati all’estremo per sottolineare quanto spesso appaiano costruiti anche nei programmi reali.

Uno degli aspetti più geniali di Último a Sair è stato il modo in cui inizialmente ingannò il pubblico. Nelle prime settimane, molti spettatori credevano davvero che si trattasse di un vero reality show, grazie a una campagna promozionale che non svelava la sua vera natura di sitcom satirica. Solo col tempo si capì che era tutta una messa in scena.

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Il format dello show era strutturato come un vero reality: c’erano gare settimanali, espulsioni, confessionali e riassunti quotidiani, ma tutto era scritto e programmato. La componente ironica si estendeva anche al premio finale del “concorrente” vincitore: una posizione come presentatore in un programma della TV portoghese, un riferimento sarcastico alle opportunità che molti ex-concorrenti di reality ricevono nelle reti televisive.

Il successo di Último a Sair non è stato dovuto solo nel suo umorismo tagliente, ma nella sua capacità di far riflettere il pubblico su quanto il Grande Fratello e gli altri reality show siano progettati per sembrare autentici, mentre in realtà manipolano fortemente emozioni e comportamenti per il dramma. Gli attori di Último a Sair, sebbene seguissero un copione, avevano un ampio margine per l’improvvisazione, e questo ha reso la serie unica nel suo genere.

Dopo la sua messa in onda, si discusse persino della possibilità di esportare il format in altri Paesi, tra cui Spagna e Brasile, dove la figura di Roberto Leal era particolarmente popolare. Tuttavia, una seconda stagione non fu mai realizzata. Lo stesso Bruno Nogueira spiegò che preferiva lasciare lo show “così com’è, piuttosto che rischiare di rovinare un buon ricordo.”

Último a Sair ha dunque dimostrato che anche il mondo apparentemente genuino dei reality show può essere un perfetto palcoscenico, dove niente è lasciato al caso. E se il Grande Fratello fosse davvero così? Magari, da qualche parte, lo è già.

La serie può essere vista sul sito della RTP.

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