Il Cammino di Santiago a modo mio: Quando la musica mi ha guidato su un sentiero mistico
Grazie alla redazione di Lisbona Magazine per avermi offerto questo spazio. È un piacere condividere con voi un’avventura che ha avuto inizio quasi vent’anni fa sulle coste della mia Sicilia, per poi espandersi verso orizzonti sconfinati.
Il passaggio da giovane artista
All’epoca ero solo una giovane artista, determinata a studiare nuovi suoni da integrare nel mio repertorio, già incuriosita dalle lingue e dalla diversità culturale del mondo. Lasciare alle spalle ciò che mi era familiare—la mia terra, le mie radici, i volti amati e le serate di concerti—non è stato facile. Tuttavia, insieme alla mia anima gemella francese, abbiamo scelto di non voltarci mai indietro, nemmeno nei periodi più difficili.
L’incontro speciale a Barcellona
A volte, per crescere, è necessario avere il coraggio di lasciare andare ciò che ci è più caro. Non avrei mai immaginato che uno dei capitoli più intensi della mia vita avrebbe preso forma a Barcellona, in un contesto tanto inusuale: il mare aperto, su una nave privata, dove cantavo per pochi, esclusivi passeggeri. Non era certo il luogo in cui mi aspettavo di trovare connessioni speciali, considerando le raccomandazioni che avevo ricevuto prima di salire. Eppure, quella sera, la musica mi regalò un dono prezioso, qualcosa che avrebbe cambiato il corso del mio futuro per sempre.
Il Cammino Francese verso la Galizia
Ricordo la mia prima esibizione accanto a un pianista appena conosciuto. Iniziammo a interpretare diversi generi, fino a quando decisi di intonare qualche brano in francese. Fu durante uno di quei pezzi che notai una passeggera avvicinarsi, attratta dalla mia voce. Il suo sguardo era sereno, e dal primo scambio capii che era una di quelle anime con cui si crea subito un’affinità. Proveniva dal freddo Nord Europa, nonostante ciò parlava un francese impeccabile. Eravamo indubbiamente due persone molto distinte: io, una giovane che stava scoprendo la solidità della propria esistenza. Invece, lei, parte di un’élite sociale, una donna quasi ultraterrena.
La proposta inaspettata
La sua mente era come un giardino segreto, ricco di fiori esotici e sconosciuti, un rifugio di conoscenza che io, con la mia giovane inesperienza, non potevo che osservare con stupore e ammirazione. Dopo tre settimane in mare, arrivò inaspettata una proposta che non dimenticherò: percorrere con lei il Cammino Francese verso Galizia. Quel pellegrinaggio era il suo sogno di bambina. L’idea di intraprendere un sentiero millenario e mistico mi affascinava, anche se non avevo mai considerato un’impresa simile. Senza esitazioni, accettai.
Le prime tappe del cammino
Fin dalla prima tappa, che si snoda dagli alti Pirenei ai vasti campi della Meseta, passando per città medievali sospese nel tempo e boschi incantati della Galizia, sentii che quei quasi 800 chilometri avrebbero lasciato un segno indelebile dentro di me. Ricordo con chiarezza la sensazione di disorientamento e l’ombra di un’inquietudine che si affacciava davanti alla lunghezza del cammino. La partenza da Saint-Jean-Pied-de-Port sembrava quasi leggera, complice la mia giovane età. Ma proseguendo, il peso dello zaino diventava sempre più opprimente, fino a fondersi con me e diventare una parte integrante del viaggio.
La condivisione del viaggio
A questo si aggiungevano il mutare del clima, gli incontri inaspettati con animali selvatici, i terreni che cambiavano sotto le mie scarpe e il sudore che scorreva lungo la schiena. Con lei al mio fianco e il suo sorriso contagioso, ogni ostacolo appariva più lieve, e ogni chilometro percorso si trasformava in una piccola vittoria da celebrare. Alternavamo momenti di silenzio a conversazioni intime e delicate. Senza la tecnologia di oggi (come i moderni smartphone), il percorso era autentico e libero da distrazioni.
La magia del Cammino
Cominciai a comprendere perché tante persone scelgono di affrontare il Cammino: ogni salita e discesa diventava un atto di scoperta, un momento di introspezione immerso nei vari paesaggi, un’interazione rivelatrice con la propria interiorità. Il ritmo del pellegrinaggio mi insegnò a rallentare, a percepire la necessità di comunicare e ascoltare gli altri, in armonia con ogni respiro e con tutto ciò che mi circondava: le opere d’arte, la purezza della natura, i profumi intensi della gastronomia e, soprattutto, la gente del posto. Incrociavamo altri pellegrini, ciascuno con la propria storia, ma uniti dalla stessa scintilla, come se il Cammino richiamasse tutti a raccolta. Quegli incontri fugaci — uno sguardo, un gesto di comprensione — creavano una fratellanza invisibile.
La fine del cammino e la trasformazione interiore
Il Cammino di Santiago non è solo un percorso, ma un mondo parallelo che ti risveglia e ti fa riscoprire aspetti di te che credevi perduti. Ho scoperto nuove parti di me stessa, nuove resistenze e un rinnovato stupore per le piccole cose, come l’incanto di un fiore, di un’alba o di un tramonto. Di tanto in tanto, durante le soste, mi sorprendevo a cantare senza rendermene conto. La musica diventava un ponte tra il presente e il passato, richiamando la forza e la libertà che avevo trovato uscendo dalla mia zona di comfort.
Il viaggio verso Finisterre
Quando finalmente arrivai a Santiago, con i piedi gonfi e lo zaino colmo di esperienze, la mia amica, ormai diventata parte di me, noleggiò un’auto per raggiungere Finisterre. Lì, di fronte all’immensità dell’oceano, provai una gratitudine infinita. Le acque fredde sembravano avere il potere di purificarmi, di lavare via le mie imperfezioni e di lasciarmi con un’unica emozione: una gioia nel semplice fatto di essere viva.
La vita, come il Cammino, è un intreccio di spontaneità e semplicità: risate fragorose, lacrime silenziose, fatiche inaspettate, immense gioie, dolori intensi e confidenze umane. Ora lo so: a volte, per ritrovare se stessi e aprirsi a nuove prospettive, basta il coraggio di allontanarsi da tutto e da tutti. Questi ricordi, così trasformativi, mi hanno ispirato a scrivere un libro durante la pandemia, Il Cammino di Santiago (a modo mio).
Redatto in spagnolo e successivamente tradotto in italiano e francese, il libro racchiude l’essenza di quel percorso, un’esperienza che continua a vivere dentro di me e che si rinnova ogni volta che qualcuno la fa propria, semplicemente leggendola.
Spero che, come è successo a me, questa storia possa farti crescere e stimolarti nuove idee, offrendoti la spinta per intraprendere il tuo cammino verso l’ignoto e rivelandoti che ciò che appare impossibile può diventare reale.
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