I brasiliani sono infuriati con il ministro Tajani a causa della riforma sulla cittadinanza

Negli ultimi giorni una delle riforma proposta del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Tajani ha creato un grande malcontento dall’altra parte del mondo. Se dovesse essere approvata infatti molti discendenti di cittadini italiani perderanno il diritto a vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana.
La riforma della cittadinanza promossa dal Ministro Antonio Tajani introduce significative restrizioni al riconoscimento della cittadinanza italiana per i discendenti di emigrati. In particolare, il nuovo provvedimento prevede che solo i figli e nipoti diretti di italiani nati in Italia possano ottenere automaticamente la cittadinanza, escludendo così le generazioni successive nate all’estero.
L’obiettivo dichiarato del governo italiano è contrastare gli abusi e la crescente commercializzazione del passaporto italiano, un fenomeno che negli ultimi anni ha portato a un aumento esponenziale delle richieste, soprattutto da parte di cittadini sudamericani con antenati italiani.
Reazioni in Brasile
La comunità italo-brasiliana ha reagito con forte indignazione alla riforma della cittadinanza italiana, considerandola un attacco ai diritti dei discendenti di italiani emigrati. Sui social media e nei gruppi dedicati alla cittadinanza italiana per discendenza, si moltiplicano le critiche contro il governo italiano e in particolare contro il Ministro Antonio Tajani, accusato di voler negare l’accesso alla cittadinanza a milioni di brasiliani con origini italiane.
Di fronte a questa situazione, sono nate diverse iniziative popolari, tra cui petizioni online che hanno già raccolto decine di migliaia di firme per chiedere il ritiro della riforma. Molti discendenti temono che la nuova normativa rappresenti un passo verso la cancellazione del principio di ius sanguinis, sul quale si è sempre basato il riconoscimento della cittadinanza agli italo-discendenti nel mondo.
Si ritiene infatti che siano più di 30 milioni i brasiliani con discendenti italiani in Brasile e molti di loro conservano ancora un cognome italiano.
Casi di discendenti italiani in Brasile
La questione coinvolge migliaia di brasiliani che, negli ultimi anni, hanno ottenuto il passaporto italiano grazie alla discendenza da antenati emigrati in Brasile nel XIX secolo. La possibilità di richiedere la cittadinanza è stata vista da molti come un’opportunità per migliorare la propria qualità di vita, accedere più facilmente al mercato del lavoro europeo e beneficiare della libertà di movimento all’interno dell’Unione Europea. Ci sono diversi italo-brasiliani per esempio che sono residenti e lavorano in Portogallo.
Alcuni casi limite
Il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza (iure sanguinis) poteva presentare complessità, specialmente nei casi in cui gli antenati siano emigrati prima del 1900. Un esempio rilevante riguarda la “grande naturalizzazione brasiliana” del 1889, quando il Brasile concesse automaticamente la cittadinanza brasiliana a tutti gli stranieri residenti nel Paese. Questo ha sollevato questioni sulla possibile perdita della cittadinanza italiana da parte degli emigrati italiani coinvolti.
Recentemente, la Corte d’Appello di Roma ha affrontato un caso in cui un discendente di un italiano emigrato in Brasile prima del 1900 ha richiesto il riconoscimento della cittadinanza italiana. La Corte ha stabilito che l’avo italiano non aveva perso la cittadinanza italiana in seguito alla naturalizzazione brasiliana automatica, permettendo così il riconoscimento della cittadinanza al richiedente.
Un altro caso significativo riguarda la trasmissione della cittadinanza per via materna. Prima dell’entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948, le donne italiane non potevano trasmettere la cittadinanza ai propri figli. Tuttavia, sentenze successive hanno riconosciuto il diritto dei discendenti per linea materna nati prima del 1948 di ottenere la cittadinanza italiana attraverso procedimenti giudiziari. Ad esempio, il Tribunale di Messina, in una sentenza del 2023, ha riconosciuto la cittadinanza italiana a un richiedente nato da madre italiana prima del 1948, affermando che lo status di cittadino, una volta acquisito, è permanente e imprescrittibile.
Inoltre, la legge 14 dicembre 2000, n. 379, ha introdotto disposizioni specifiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti di persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico e successivamente annessi all’Italia. Questa legge ha permesso a molti discendenti di emigrati da queste regioni di ottenere la cittadinanza italiana, anche se l’emigrazione era avvenuta prima del 1900.
Questi esempi evidenziano come la giurisprudenza italiana abbia affrontato casi limite riguardanti la concessione della cittadinanza italiana a discendenti di emigrati prima del 1900, considerando le specifiche circostanze storiche e legali di ciascun caso.
Il boom delle richieste degli ultimi anni
Tuttavia, il boom delle richieste ha portato a un intasamento di comuni, questure e ambasciate italiane, con tempi di attesa sempre più lunghi per il riconoscimento della cittadinanza. In alcune città italiane, il fenomeno ha persino generato un mercato parallelo di intermediari che offrono assistenza burocratica a prezzi elevati, contribuendo a rafforzare la percezione che il sistema fosse ormai fuori controllo e necessitasse di una regolamentazione più rigida.
La polemica del sindaco di Val di Zoldo
Il carico di lavoro sulle autorità italiane non è passato inosservato e ha generato alcune polemiche da una parte e indignazione dall’altra.
Nel gennaio 2024, il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, ha esposto la bandiera brasiliana accanto a quelle italiana ed europea sulla facciata del municipio. Questo gesto provocatorio è stato una risposta a un ricorso al TAR presentato dall’avvocato di un cittadino italo-brasiliano, che contestava la mancata trascrizione della sua cittadinanza nell’anagrafe comunale. De Pellegrin ha ironicamente definito il suo comune come “Comune di Val di Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul” e ha annunciato l’intenzione di dare priorità alle pratiche dei cittadini italo-brasiliani per evitare ulteriori contenziosi. Questa iniziativa ha sollevato dibattiti sulla gestione delle pratiche di cittadinanza nel comune.
Questo episodio era stato fortemente contestato dalla comunità italo-brasiliana.
Il business della cittadinanza italiana
Negli ultimi anni, il crescente interesse per l’ottenimento della cittadinanza italiana per discendenza ha portato alla nascita di numerose aziende specializzate nell’assistenza ai richiedenti. I clienti di queste aziende sono spesso discendenti di italiani immigrati in Brasile, Argentina, Uruguay, Venezuela e Stati Uniti. Queste imprese offrono servizi come la ricerca di documentazione genealogica, la preparazione di pratiche burocratiche e il supporto durante l’intero processo di richiesta. Tuttavia, l’aumento della domanda ha anche favorito l’emergere di intermediari che, approfittando della complessità delle procedure, hanno iniziato a lucrare sul fenomeno, offrendo servizi a costi elevati senza garantire sempre la qualità o l’efficacia desiderata.
Motivazioni dei richiedenti
Molti brasiliani, anche quelli che non parlano italiano e non hanno mai visitato l’Italia, vedono nella cittadinanza italiana un’opportunità di crescita e mobilità. Il passaporto italiano apre le porte all’Unione Europea, permettendo di viaggiare, lavorare e studiare senza le restrizioni imposte ai cittadini extraeuropei. Questa possibilità è particolarmente attraente per chi cerca una vita migliore, soprattutto considerando le difficoltà economiche e sociali presenti in Brasile.
Per alcuni, la richiesta della cittadinanza è anche un modo per riconnettersi con le proprie radici italiane, mentre per altri è una scelta puramente pragmatica: avere un passaporto europeo facilita l’accesso a un mercato del lavoro più stabile e offre la possibilità di stabilirsi in paesi con una migliore qualità della vita.
Dibattito politico e sociale
La riforma ha scatenato un acceso dibattito all’interno del governo italiano, con posizioni contrastanti anche tra i partiti del centrodestra. Se da un lato c’è chi sostiene la necessità di limitare gli abusi nella concessione della cittadinanza, dall’altro vi sono esponenti politici preoccupati per le ripercussioni diplomatiche e per il malcontento generato tra le comunità italo-discendenti all’estero.
Molti esperti e politici si interrogano sulle implicazioni morali ed economiche della riforma. Alcuni ritengono che il nuovo provvedimento penalizzi ingiustamente milioni di discendenti italiani, mentre altri sottolineano la necessità di proteggere il sistema da richieste considerate opportunistiche.
A livello internazionale, la riforma potrebbe avere conseguenze sulle relazioni tra l’Italia e la diaspora italiana, in particolare in Brasile, dove vive una delle più grandi comunità di discendenti italiani al mondo. Con le nuove restrizioni, molti potrebbero sentirsi traditi dal paese d’origine dei loro antenati, mettendo a rischio il legame storico e culturale tra l’Italia e le sue comunità all’estero.
Considerato quindi anche l’imminente referendum sulla riduzione degli anni di residenza in Italia per richiedere la cittadinanza, il tema della cittadinanza italiana rimane tra i più caldi del momento.