Immigrazione Irregolare e i “Negozi Indiani”

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La città di Lisbona è in continuo movimento ed ha sperimentato cambiamenti notevoli negli ultimi decenni. Negli ultimi anni infatti si è verificato un aumento significativo di “lojas indianas” (negozi indiani), ovvero di esercizi commerciali appartenenti a immigrati provenienti dall’India, dal Pakistan e dal Bangladesh.

Tuttavia, dietro a questa apparente prosperità, sorgono questioni preoccupanti legate all’immigrazione irregolare e a possibili attività criminali associate. Questo studio, tratto dall’Observador, mira ad esplorare approfonditamente questo fenomeno dei “negozi indiani” a Lisbona, esaminando le sue cause, impatti e implicazioni legali.


Il Contesto dei “Negozi Indiani”

L’emergere di un gran numero di negozi di alimentari, fruttivendoli e altri esercizi commerciali di proprietà di indiani, pakistani e bangladesi solleva questioni sulla dinamica socioeconomica e sulle motivazioni dietro questo fenomeno.

Nelle zone più centrali di Lisbona, ma non solo, sono sorti diversi negozi di alimentari e frutta, rivendite di telefoni cellulari o saloni da tè. I negozi di frutta e alimentari operano come veri e propri minimarket, aperti per lunghi orari, anche nei weekend e durante le festività, offrendo una vasta gamma di prodotti, dal tabacco alle bevande, dalle verdure ad altri generi alimentari. L’aspetto dei negozi è sempre lo stesso, ma i proprietari cambiano frequentemente, in un movimento considerato “anomalo” e in un periodo di tempo troppo breve per consentire alla società di aumentare i suoi guadagni.

Investigazione e sospetti di attività criminali

Le autorità portoghesi, in particolare il Servizio di Estranei e Frontiere (SEF), hanno sollevato preoccupazioni sulla possibilità che alcuni di questi negozi siano coinvolti in attività criminali, come l’assistenza all’immigrazione irregolare.

Il reparto di Indagini del SEF è ben consapevole dello schema e lo ritiene non sorprendente. Il SEF ha indagini in corso su questa realtà e ci sono indizi che suggeriscono un sistema fraudolento per regolarizzare gli immigrati illegali. Il responsabile ha affermato che gli immigrati provenienti da paesi come India, Bangladesh o Pakistan pagano migliaia di euro per ottenere un permesso di soggiorno attraverso un pacchetto che include il trasporto, il contratto di lavoro e l’alloggio.

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Secondo alcune testimonianze ci sarebbe un modello prestabilito. I dipendenti pagano una somma considerevole per ottenere un contratto di lavoro con deduzioni per la segurança social. Questo meccanismo viene usato da alcune drogherie che lo sfruttano per mantenere il proprio business.

Quadro legale dei negozi indiani

Il SEF ha indizi che suggeriscono che alcune attività commerciali potrebbero essere utilizzate per scopi illeciti legati alla regolarizzazione di immigrati illegali. Quando vengono trovati diversi contratti di lavoro intestati alla stessa azienda, il SEF apre un’indagine per verificare se esiste effettivamente un rapporto di lavoro o se si tratta di una relazione fittizia. Questo porta le aziende a chiudere e riaprire frequentemente, mantenendo gli stessi locali commerciali. Il SEF ha iniziato a indagare, in seguito all’avvio di un’indagine da parte delle autorità francesi chiamata “Operazione Bouquet”, che mirava a un gruppo che trasportava immigrati illegali per regolarizzarli nel territorio Schengen.

Gli immigrati vengono trasportati principalmente dall’India, dal Pakistan e dal Bangladesh, utilizzando documenti falsi o ottenuti illegalmente. Questi casi sono aumentati negli ultimi tempi, come dimostrato dall’arresto di un cittadino pakistano e quattro indiani per immigrazione illegale. Il rapporto annuale sulla sicurezza interna del 2014 menziona già il traffico di esseri umani e l’assistenza all’immigrazione illegale, sottolineando le reti che facilitano l’ingresso in Schengen e il viaggio verso il Portogallo per cittadini provenienti da India, Pakistan e Nepal, spesso con documenti falsi. Queste reti sfruttano spesso contratti fraudolenti, principalmente in settori come ristorazione, commercio e agricoltura.

Dal punto di vista legale, i “negozi indiani” sollevano una serie di questioni complesse legate all’immigrazione, ai diritti dei lavoratori, all’evasione fiscale e alla regolamentazione commerciale.

Chi sono le vittime?

Quando si discute di criminalità legata all’immigrazione, si parla inevitabilmente di individui che ne sono vittime. Tuttavia, Paulo Baptista, sottodirettore centrale per le indagini presso il SEF, ritiene che alcuni di questi individui non possano essere considerati vittime. Egli osserva che molti di loro sono attivamente coinvolti nel sistema, vedendo la regolarizzazione come un vantaggio personale. Inoltre, evidenzia una distinzione tra il reato di assistenza all’immigrazione illegale e la tratta di esseri umani. Secondo Baptista, quest’ultima richiederebbe condizioni di sfruttamento, minacce o coercizione nei confronti della vittima, elementi che finora non sono emersi nelle indagini condotte dal SEF.

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Sulla questione del denaro dietro a questo business illegale, emerge un’ulteriore sfida investigativa per il SEF: seguire il flusso finanziario e identificare le destinazioni dei fondi. Le reti criminali coinvolte preferiscono utilizzare denaro contante per evitare tracciamenti bancari che potrebbero rivelare l’entità e la destinazione dei profitti illeciti. Secondo un rapporto dell’Europol del gennaio 2015, i proventi derivanti dalla tratta di esseri umani vengono spesso reinvestiti in piccole attività commerciali nei paesi di origine dei trafficanti o vengono depositati su conti bancari intestati a familiari o a individui fittizi, complicando ulteriormente le indagini sul riciclaggio di denaro.

Conclusione

Mentre Lisbona continua a svilupparsi come una città globalizzata e diversificata, è cruciale affrontare in modo razionale la questione dai “negozi indiani” e le altre manifestazioni dell’immigrazione e della globalizzazione. Questo studio mira a fornire una comprensione approfondita di questo fenomeno complesso e diffuso. È importante in ogni caso sottolineare che, parallelamente ai problemi identificati, esistono anche molti negozi indiani che operano in modo lecito e onesto, contribuendo positivamente alla comunità locale e alla diversità culturale della città.

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